È una combo quasi trasgressiva: l’allenatore senza esperienza internazionale e la squadra più europea della Serie A. La sfida è affascinante, tanto per la Roma quanto per Juric. Dopo quattro semifinali in cinque stagioni (e due finali, e un trofeo) parte un’altra avventura densa in capo alla rinnovata Europa League. Densa di aspettative e di incognite. Meglio allora vivere alla giornata. Il primo esame è già complicato perché l’Athletic Bilbao di Nico Williams - accacciato ma convocato - proverà a sfruttare le difficoltà ambientali per prendersi un vantaggio in classifica. I baschi sono terzi nella Liga e osservano all’orizzonte l’impareggiabile occasione di giocare una finale in casa, nel mitico San Mamés. Non sarà semplice batterli. L’allenatore, Ernesto Valverde, ha peraltro un ricordo da rimuovere in questo stadio: era lui a guidare il Barcellona nella notte del favoloso 3-0 firmato Di Francesco in Champions League. Altri tempi, altri sogni.
Per Juric unico obiettivo: dritti alla meta
Juric assicura di non essere emozionato e di pensare solo a vincere la partita. Ma percepisce di essere arrivato forse alla serata più importante della carriera. La prima settimana intera a Trigoria gli ha fornito qualche risposta sulla qualità del gruppo e sull’adattabilità al suo sistema di gioco. Ma adesso sale il livello, anche nella gestione degli uomini: un conto è preparare una squadra senza impegni agonistici tra un weekend e l’altro, salvo Coppa Italia o turni infrasettimanali, un conto è adeguarsi a giocare ogni tre-quattro giorni, per di più cogliendo una rosa che non ha potuto allevare nel proprio giardino, come capita a tutti gli allenatori subentrati. Contro l’Udinese, Juric ha presentato un’ottima Roma. Sorprendente persino, per aggressività e disciplina. Non era scontato, nel mezzo di una complessa transizione societaria e di una rumorosa contestazione popolare. Stasera servono conferme, anche per trasformare la diffidenza e l’ostilità in curiosità e sostegno. L’Olimpico ospiterà 60.000 persone, compresi 2.500 tifosi baschi. Non c’è l’esaurito ma c’è il pieno. Non sono quindi ammesse figuracce.
Juric e l'esperienza in campo internazionale
E’ probabile che i Friedkin abbiano deciso di esonerare De Rossi dopo Genova, proprio perché il calendario proponeva tre partite in otto giorni da giocare in casa. E’ altrettanto ragionevole pensare che la Roma si sarebbe rialzata anche con De Rossi, così come si sarebbe risollevata a gennaio con Mourinho grazie al trittico soft Verona-Salernitana-Cagliari. Ma tutto questo non deve interessare a Juric, che dei teatri internazionali ha soltanto memorie sbiadite da calciatore: 4 presenze in Coppa Uefa con la squadra della sua città, l’Hajduk Spalato, altre 5 in Europa League con il Genoa, più 5 nella nazionale croata. Non allena perché spinto dal curriculum di difensore ma perché ha studiato calcio a lungo, principalmente dal maestro Gasperini. Si è guadagnato il suo spazio, metro dopo metro. Ora tocca a lui convincere i giocatori di essere più di un supplente. Appassionato di musica hard rock, Juric chiede di alzare subito il volume. Non ha tempo, né da contratto né da logica, per costruire il futuro. La partita contro l’Athletic è un master che può abilitarlo definitivamente al ruolo di allenatore dell’As Roma.