Llorente avverte la Roma: “Lo stadio dell’Athletic Bilbao può far tremare le gambe” 

L’ex attaccante, con un passato anche in Italia, si aspetta molto equilibrio nella sfida di ritorno degli ottavi di finale di Europa League
Llorente avverte la Roma: “Lo stadio dell’Athletic Bilbao può far tremare le gambe” 
© EPA
Chiara Zucchelli
6 min

Quarant’anni da poco compiuti, conosce bene sia Bilbao e il San Mamés sia l’Italia e la Serie A. Fernando Llorente, che quando non è impegnato con Prime Video o i tornei di padel (è uno dei migliori del circuito dell’EA7 World Legends Tour) vive a San Sebastian, racconta quali insidie la Roma troverà domani sera nell’inferno dei Paesi Baschi per il ritorno degli ottavi di Europa League.  

  

Lei vive a 100 km da Bilbao, ha giocato nell’Athletic, per tanti anni è stato in Italia: che partita si aspetta? 

«Non voglio essere banale, ma credo difficile per entrambe le squadre. Il risultato dell’andata regala alla Roma due risultati su tre ma l’Athletic ha la finale in casa e farà di tutto per passare. È come se si ripartisse da 0-0». 

 

Sarà allo stadio? 

«Non penso, sono con Prime a Madrid oggi e poi torno a casa». 

 

Cosa non sappiamo dell’Athletic? 

«Non sempre si capisce fino in fondo quanto siano una squadra come dire molto... familiare. Da sempre contiamo, contano, tanto sulla cantera, la filosofia dei giocatori non baschi la conoscete, il Bilbao non è mai sceso di categoria insieme a Barça e Real. Ecco, questo senso di appartenenza, di famiglia, si sa ma non si conosce fino in fondo. Lo devi vivere». 

 

È per questo che la finale in casa sarebbe qualcosa di magico anche se il clima con una parte dei tifosi non è idilliaco? 

«Stanno facendo un anno bellissimo, c’è entusiasmo, guardate che giocare al San Mamés non sarà facile. Può veramente far tremare le gambe». 

 

L’Olimpico non è stato da meno. 

«Pazzesco». 

 

Nico Williams a parte, giocatori da tenere d’occhio per la Roma? 

«Beh, lui sta facendo grandi cose, fa la differenza per l’enorme capacità di girarsi, prendere la palla e colpire. Giocatore molto importante è anche Iñaki, ovviamente, e poi dico il capitano de Marcos, il secondo come presenze della storia della squadra, uno dei pochi del mio periodo. In certi momenti della stagione e in certe situazioni contano il senso di appartenenza e il cuore che batte un po’ di più». 

 

Dalla Spagna all’Italia: segue la Serie A? 

«Certo, non tutte le partite sempre ma sono informato»

 

Partiamo dalla Juve? 

Silenzio. Sospiro. «Che dire, le auguro tutte le migliori cose, sembrava in crescita». 

 

Già, ma poi è arrivato il 4-0 in casa contro l’Atalanta. 

«L’ultima sconfitta è stata molto preoccupante. Soprattutto perché è arrivata nel momento esatto in cui la Juventus sembrava in netta crescita. Dall’esterno qualcuno iniziava addirittura a parlare di scudetto, ma un ko del genere ha azzerato tutto». 

 

Chi vince lo scudetto? 

«Io sono pro Conte, è un allenatore importantissimo, fantastico, essere allenato da lui mi è piaciuto tanto, impari ogni giorno». 

 

Lo dicono tutti i suoi giocatori: ci dice cosa, davvero, cambia Conte nella testa di un atleta? 

«Riesce a prendere il meglio di te, il suo stile ti aiuta incredibilmente perché sai di scendere in campo consapevole. Mi spiego: sai di star bene fisicamente, di poter fare quella corsa in più e, soprattutto, ti rendi conto di sapere più cose dei tuoi avversari. È qualcosa che con il tempo diventa meccanico e credetemi che in partita diventa fondamentale perché ti fa fare proprio uno scatto diverso». 

  

Quindi alla fine vota il Napoli? 

«L’Atalanta c’è e l’Inter è fortissima. Ma Conte è Conte». 

 

Lei ha smesso poco meno di due anni fa, com’è la vita da ex? 

«Tv, famiglia, padel e impegni vari, non mi annoio. Diciamo che tra tutte le cose che faccio il padel è la mia preferita. Quando smetti hai un grande spazio vuoto dentro di te, inutile negarlo e fare questo sport mi aiuta a riempirlo. Rende le cose un po’ più facili». 

 

Nel vostro World Legends Padel Tour affronta tanti ex campioni: ci dice i migliori? 

«Candela, Toni, Totti, Locatelli... Ce ne sono e il livello è buono, cresce sempre di più. Il calcio è il calcio e per me lo sarà sempre, ma il padel è diventato una passione». 

Per la cronaca: lui e Shevchenko hanno vinto la tappa di Londra e sono già qualificati per Miami. Lui in finale, quindi, c’è già, l’Athletic si gioca la vita domani contro la Roma. 


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