Lazio nell’inferno di ghiaccio: cosa chiede Baroni per vincere la sfida con il Bodo

I biancocelesti in Norvegia  per provare  a tornare  a giocare  una semifinale  europea  dopo 22 anni
Lazio nell’inferno di ghiaccio: cosa chiede Baroni per vincere la sfida con il Bodo© Getty Images
Daniele Rindone
5 min

Ai confini del mondo, superando frontiere. La Lazio non ha mai giocato così a Nord in Europa e Lotito non è mai arrivato in una semifinale europea. Manca da 22 anni, c’era Mancini in panchina. Per tornarci bisogna passare da Bodø e dal suo campo-trappola, una strana moquette color smeraldo. È il manto d’erba finta dell’Aspmyra Stadion, anche innevato ai bordi, perché la fantasia più sadica non fa mancare nulla alla Lazio: «Il pallone non rimbalza, s’affloscia!». Baroni ha inizato a raccomandarsi durante il torello diventato subito tranello. In passato, a Novara nel 2015, ha lavorato sul sintetico: «È un vantaggio per chi ce l’ha». Il rimbalzo è un tonfo basso e lento. Il pallone schizza via, sembra di piombo quando ricade. Il rotolamento del pallone e il punto di caduta, lo scivolamento, sono stati i test iniziali svolti nella rifinitura iniziata ieri alle 17.45. Baroni ha chiesto scambi veloci, gioco rasoterra e di sponda. Poi la tattica, infine le partitelle, in mezzo a un continuo cambiamento climatico. Tutta la forza della natura si scatena in pochi minuti a Bodø, può avvenire anche in partita. Il tecnico se n’è accorto visionando i video dei norvegesi, il vento cambia i rinvii dei portieri, il pallone si alza e s’abbassa all’improvviso. Il clima cambia paesaggio nel giro di pochi minuti, colpa del vento, crea effetti diversi. È un clima rigido, ma temperato rispetto ad altre città norvegesi per l’influsso della Corrente del Golfo che riesce a entrare. Il campo, almeno questo, è riscaldato, antigelo e antineve. La Lazio ha scelto un abbigliamento artico per acclimatarsi: calzamaglia per alcuni giocatori, più audace Isaksen, Iceman danese. La temperatura ieri oscillava tra 0 e meno un grado, bufere di neve e squarci di sole si sono alternati per tutto il primo giorno di ritiro. Viene in mente il Quo Vado di Checco Zalone, confinato in Norvegia: «Al Circolo Polare artico è freddissimo, più di Roccaraso».

L’atmosfera

Crolla la temperatura in Norvegia, sale la temperatura derby, la Lazio è stretta tra due mondi. L’aria di Bodø è cattiva, artica, spietata, schiaffi di vento arrivano in faccia. È un viaggio fatto di prove di resistenza, dall’escursione termica (poco meno di 20 gradi) alla difesa contro il gelo e la neve, fino al campo in sintetico che, spiegano, può provocare qualche dolorino muscolare e articolare nei giorni seguenti. Ma il rischio maggiore era correrci per più di un allenamento, i dolori si sarebbero potuti amplificare. Ecco perché la Lazio ha preferito svolgere un solo allenamento sull’artificiale. Sabato era stato inviato a Bodø un osservatore della società. Ieri i giocatori hanno provato i tacchetti per l’aderenza: misura 13 per alcuni, gli stessi che sabato hanno utilizzato i norvegesi in campionato, altri hanno scelto i misti. Ai difensori è consigliata quest’ultima versione. La Lazio ha chiesto a Bodø e Uefa di potersi allenare nelle stesse condizioni su cui giocherà oggi (18,45). I norvegesi, per trarre vantaggio, sono abituati a giocare sul campo bagnato, un agguato in più. È stato annaffiato prima della rifinitura della Lazio, un test di equilibrio.

L'inferno di ghiaccio

La squadra, appena sveglia, s’è resa conto di essere in un inferno di ghiaccio. Bodø è una vivace e infida cittadina sopra al Circolo Polare Artico, nel 2024 eletta Capitale europea della cultura. Il Bodø sembra una squadra piccina, ma è composta da vichinghi ribollenti di adrenalina. Sono per la prima volta ai quarti, hanno vinto 8 partite europee su 9 in casa compresi i playoff (unico ko col Qarabag). Ai preliminari di Champions erano arrivati fino al terzo turno. Hanno conosciuto il loro momento di gloria contro la Roma e Mourinho nella Conference League del 2021-22, quel 6-1 è stato mitizzato dai laziali. Sognano le semifinali. Tre sono quelle nella storia della Lazio. Ha paura anche il Bodø. In Norvegia l’aquila di mare, la più grande e bella delle aquile europee, volteggia minacciosa.

 

 

 


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