Dagli anni di Riva all’era Giulini: la grande storia del Cagliari

Il club rossoblù venne fondato nel 1920, memorabile lo scudetto vinto nel 1970
Dagli anni di Riva all’era Giulini: la grande storia del Cagliari
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Pensi alla storia del Cagliari in Serie A e le prime immagini che tornano alla mente sono quelle del 12 aprile 1970. Il giorno che ha consacrato un’isola intera nel calcio italiano. Gli scudetti se li spartivano le grandi potenze del nord, con qualche isolatissima eccezione. Come il Cagliari di Gigi Riva, di Albertosi, di Domenghini, di Nené e altri grandi giocatori, che riuscì a chiudere davanti a Inter, Juventus e Milan, coronando un sogno partito dai campi della Serie C. L’anno prima, il Cagliari aveva fatto le prove del tricolore: nel 1969, i rossoblù si piazzarono alle spalle della Fiorentina, e furono costretti a rinviare di una stagione l’appuntamento con la storia. La partita decisiva fu quella contro il Bari: prima il tuffo di testa di Riva, poi un potente tiro sotto la traversa di Gori sancirono l’aritmetica vittoria del titolo con due giornate di anticipo. I festeggiamenti durarono per settimane: lo scudetto arrivò esattamente 50 anni dopo la fondazione del club. Il Cagliari non era e non è la squadra di una città, ma è la squadra in cui si identifica una regione intera. Nei giorni della festa, a Olbia - che rispetto a Cagliari è dalla parte opposta - tre tifosi juventini furono obbligati a indossare la maglia del Cagliari, e in tutta l’isola furono organizzati diversi funerali delle squadre rivali dei rossoblù. “Benvenuti nella capitale del calcio” recitarono numerosi striscioni, come a rivendicare la superiorità sulle milanesi e sulla Juve.

LA FONDAZIONE. La storia del Cagliari ha vissuto nello scudetto 1970 il suo punto più alto. La fondazione, invece, risale al 30 maggio 1920, per opera del chirurgo Gaetano Fichera, dopo che la prima partita riportata dalle cronache fu quella disputata nel 1902 tra un gruppo di studenti cagliaritani e una squadra di marinai genovesi. Otto anni dopo, una squadra dell’isola, la Società Ginnastica Amsicora si recò a Torino per giocare un torneo, ma rimediò soltanto sconfitte. La prima partita ufficiale fu invece quella dell’8 settembre 1920, quando il Cagliari sconfisse la Torres. Nel 1926, il Cagliari giocò per la prima volta con i colori rosso e blu: erano gli anni in cui la squadra era composta soltanto da giocatori sardi. Nel 1935, il club fallì per motivi economici: dalle ceneri del primo Cagliari ne nacque un altro, che ripartì dalla Seconda Divisione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Cagliari ricominciò invece dai campionati regionali: Serie B nel 1947, poi diverse stagioni in C e poi di nuovo in B nel 1952, con la squadra che abbandonò il vecchio campo di via Pola per trasferirsi nel nuovo stadio Amsicora. Per conoscere per la prima volta la Serie A, i tifosi sardi dovettero attendere il 1964: nell’anno dell’esordio, subito un sesto posto, con Gigi Riva già leader di quella squadra. Cagliari che cambiò anche guida tecnica, con l’arrivo di Manlio Scopigno. La Serie A comportava costi enormi per la società: per mantenere il club, Riva fu messo in vendita, ma i tifosi si ribellarono. E visti i risultati degli anni successivi, fu una ribellione che servì. Grazie anche all’aiuto di aziende locali, il Cagliari riuscì a sopravvivere e a rinforzarsi, fino allo scudetto.

DECLINO E RINASCITA. Furono anni di gloria, per il Cagliari, che però andò incontro a un inevitabile declino: la squadra lontana dalla zona scudetto, diversi cambi di allenatore, che culminarono con la retrocessione nel 1975-1976, coincisa anche con un grave infortunio a Riva che ne causò l’addio al calcio giocato. Il Cagliari tornò in Serie A nel 1979, restandoci per quattro anni, con Pietro Paolo Virdis grande protagonista. Negli anni ’80, il Cagliari fu rilevato dall’imprenditore Fausto Moi, ma i risultati furono comunque deludenti, con il club che fu anche penalizzato per il suo coinvolgimento nel Totonero-Bis e retrocesse in C1, rischiando addirittura la C2, dopo un altro passaggio di proprietà e l’arrivo dei fratelli Orrù. L’uomo della rinascita fu Claudio Ranieri: la squadra fu ringiovanita, vinse il campionato di C1, tornò in B e non si fermò. Nel 1990, nonostante i tanti giovani in rosa, il Cagliari seppe ripetersi, tornando in Serie A. Categoria mantenuta nelle stagioni successive, con giocatori importanti come gli uruguaiani Enzo Francescoli e Daniel Fonseca e il sardo Gianfranco Matteoli e il traguardo della semifinale di Coppa Uefa del 1993-94.

I GIORNI NOSTRI. A cavallo tra il secondo e il terzo millennio, alla guida del Cagliari è salito Massimo Cellino: la squadra si è mantenuta per diverse stagioni nella massima serie, pur incappando in diverse stagioni un po’ sfortunate. Di giocatori di livello internazionale se ne sono visti tanti al Sant’Elia: da Gianfranco Zola a David Suazo, fino alla coppia di esterni formidabili formata da Mauro Esposito e Antonio Langella, protagonisti del ritorno in A nel 2004, e a Daniele Conti, grande capitano, diventato poi leggenda rossoblù. A Cagliari ha vissuto la sua prima esperienza in Serie A Massimiliano Allegri, nel 2008, quando c’era ancora Cellino, ora presidente del Brescia. Dal 2014, invece, a capo della società c’è Tommaso Giulini: la prima stagione, però, fu fallimentare e finì con l’amarissima retrocessione in B. Un purgatorio durato però un solo anno: sulla panchina del Cagliari arrivò Massimo Rastelli che ci mise poco a riportare il Cagliari tra le grandi del calcio italiano. Subito dopo in Sardegna arrivarono giocatori di grande esperienza come Bruno Alves e Marco Borriello: la squadra partì bene, poi ebbe un momento di calo, ma riuscì comunque a restare nel massimo campionato. Lo scorso anno, invece, è arrivata una salvezza piuttosto sofferta, maturata solo all’ultima giornata. Sulla panchina dei sardi, ora, c’è Rolando Maran: l’obiettivo resta sempre la salvezza, magari, se possibile, soffrendo un po’ meno.  


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