La favola di Paramatti

ll Bologna lo prese svincolato, è diventato poi una bandiera dei rossoblù
La favola di Paramatti
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I capelli neri e lunghi sono diventati bianchi e più corti: gli anni passano per tutti, ma i ricordi - soprattutto quelli belli - restano. A Bologna, parli di Michele Paramatti e la mente torna a quella squadra di fine anni Novanta che sapeva stupire; Paramatti, però, ha lasciato un bel ricordo anche ai tifosi della Juventus. Una storia bellissima, quella di Paramatti: quella di un giocatore per il quale il treno verso il grande calcio sembrava passato, ma che invece si è ripresentato nel modo più incredibile. E’ storia dell’estate del 1995, quando Paramatti aveva già 27 anni ed era rimasto senza contratto dopo aver giocato nella Spal. I giocatori disoccupati, d’estate, per tenersi in allenamento e farsi trovare pronti in attesa di una chiamata, lavoravano tutti insieme in quella squadra che veniva chiamata Equipe Romagna. E finalmente la chiamata arrivò, da Gabriele Oriali, allora direttore sportivo del Bologna, che volle dare una chance a Paramatti puntando sulla sua voglia di rivincita. Mai scelta fu più azzeccata. 

LEADER. Ci mise poco, il difensore, a prendersi il posto da titolare nella difesa rossoblù: nato a Salara, in provincia di Rovigo, e cresciuto calcisticamente a Ferrara, fu a Bologna che Paramatti si prese la scena. Dei rossoblù diventò il capitano, restando sotto le Due Torri per cinque stagioni, dal 1995 al 2000. La prima, fu quella della promozione in Serie A, dopo che il Bologna l’anno prima era salito in B dalla Serie C. La penultima, il 1998-99, resta sicuramente quella più intensa e indimenticabile per Paramatti, che visse in primissima persona il sogno del Bologna di arrivare a giocare una finale di Coppa Uefa tutta emiliana contro il Parma. Nella semifinale di ritorno, contro il Marsiglia, dopo lo 0-0 del Vélodrome, Paramatti segnò il gol del vantaggio in un Dall’Ara tutto esaurito. Soltanto un rigore realizzato a 3’ dalla fine da Blanc spezzò il sogno della squadra di Mazzone, che quell’anno arrivò in semifinale eliminando anche la Juventus. «Mi sono trovato al punto giusto nel momento giusto - ha raccontato -. Abbiamo vinto il campionato di Serie B e poi ho fatto alcuni meravigliosi anni in Serie A. Il gol più importante è stato ovviamente quello contro il Marsiglia. Pensavamo di essere in finale a Mosca e poi invece siamo stati eliminati. Se avessimo passato il turno a Bologna avrebbero sostituito la statua del Nettuno con la mia».

IN BIANCONERO. La Juventus per Paramatti avrebbe rappresentato il presente, dal 2000 al 2002. Toccante, fu la conferenza stampa di saluto al Bologna: «Lì si è srotolato il film della mia vita. Ero dispiaciutissimo perché andavo via ma felice perché potevo giocare nella squadra per cui tifavo da bambino». E poco importa se, in due stagioni, il difensore giocò soltanto 26 partite: fu una grande soddisfazione, quella di condividere lo spogliatoio con grandi campioni e di vincere uno scudetto, quello del 2002 con l’epilogo incredibile della sconfitta dell’Inter a Roma contro la Lazio e della contemporanea vittoria della Juventus a Udine. Una gioia immensa per Paramatti, che proprio da campione d’Italia tornò a Bologna per vestire nuovamente la maglia rossoblù nel 2002-03, prima di chiudere la carriera ancora in Emilia, con la Reggiana.


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