Calciomercato, Paolo Rossi al Perugia aprì una nuova era

Nell’estate 1979 una trattativa innovativa portò l’asso della Nazionale a vestire la maglia del Grifone
Calciomercato, Paolo Rossi al Perugia aprì una nuova era
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Una trattativa di mercato che di fatto inaugurò una nuova frontiera nelle dinamiche del calcio italiano, un qualcosa di mai visto prima, che pose le basi per un futuro diverso: il trasferimento del bomber Paolo Rossi al Perugia nell’estate 1979, aprì il regno del marketing e delle sponsorizzazioni di maglia.

Il trasferimento

Sono ancora lontani i Mondiali di Spagna che consacreranno per sempre Paolo Rossi tra gli astri lucenti della storia di questo sport. Nonostante ciò, alla fine degli anni ’70, l’attaccante toscano è già uno dei calciatori più importanti del nostro campionato: a soli 22 anni ha segnato 39 volte nella massima serie con la maglia del Lanerossi Vicenza, vincendo la classifica cannonieri nella stagione 1977-78. I veneti, però, dopo un sorprendente secondo posto nel
1978, sono incappati nel purgatorio della Serie B, arrendendosi alla matematica solo nell’ultimo turno di campionato. Appare evidente che un profilo così importante per il nostro calcio non possa finire nella serie cadetta. L’atmosfera che si respira intorno alla figura di Rossi è alquanto complicata. I veneti si sono assicurati le sue prestazioni grazie a una
super offerta alle buste nel 1977: 2,5 miliardi di lire che hanno sbaragliato la concorrenza della Juventus. Di questa importante somma, solo la metà è stata versata nelle casse bianconere. Il presidente del Vicenza Farina è quindi costretto a monetizzare urgentemente. Viene da pensare che la soluzione migliore possa essere proprio un acquisto da parte della Vecchia Signora che, ?invece, si defila dopo aver stretto un patto di non belligeranza con un’altra grande del panorama calcistico italiano: il Milan. Si apre così una nuova strada per Paolo Rossi: il Perugia.

La strategia di D'Attoma

Il Vicenza è costretto a fare cassa e lo stesso Rossi (personaggio alquanto riservato), preferisce una destinazione dove poter vivere in estrema tranquillità. Gli umbri sono reduci da un campionato di vertice, quello del “Perugia dei Miracoli” di Ilario Castagner (prima squadra imbattuta in Serie A), terminato con uno storico secondo posto a soli tre punti dal Milan capolista. Tuttavia il presidente del club umbro, D’Attoma, non può permettersi di pagare la somma necessaria per assicurarsi il prestito del calciatore. Per far sì che la trattativa vada in porto, viene realizzata un’operazione commerciale del tutto nuova. Un ruolo
determinante lo svolge l’agenzia pubblicitaria perugina C.P.A. Il presidente del Grifone chiede una consulenza nella quale l’agenzia stila una previsione secondo cui l’investimento per il calciatore possa riportare importanti ritorni economici al club stesso. Negli accordi con D'Attoma la C.P.A si impegna nello sfruttare l’immagine della squadra e, quindi, del celebre acquisto, a fini unicamente commerciali. Nasce così la collaborazione che prevede indennizzi ogni qual volta il Perugia disputi un’amichevole, la presenza di pubblicità allo stadio, accordi con TV private e il versamento di una somma di 300 milioni ad accordo fatto. Il Perugia conclude la prima operazione di calciomercato in un’ottica futura, creando un business per il tempo totalmente innovativo. Alle 17:25 del 13 luglio 1979, tra lo stupore generale, un comunicato dell’Agenzia Ansa dà la notizia più incredibile del calciomercato estivo: il calciatore Paolo Rossi passa dal Vicenza al Perugia in prestito annuale rinnovabile da parte degli umbri. Al Vicenza vanno ?500 milioni più Redeghieri e Cacciatori, uno dei quali in comproprietà (entrambi se il Grifone rinnoverà, per l’identica cifra di 500 milioni, il prestito di Paolo Rossi la stagione successiva).

Un'altra novità

Il vento innovativo che soffia intorno al Perugia Calcio porta un’altra idea geniale all’astuto presidente D’Attoma: dopo aver concluso l’operazione Rossi, stipula un accordo con il pastificio locale Ponte. Il patron sfrutta i 12 centimetri di spazio sulla maglia concessi (come da regolamento dalla Federazione) per lo sponsor tecnico, facendo
passare la ditta Ponte come, appunto, sponsorizzazione tecnica della squadra. La Federazione stessa intuisce la trovata di D’Attoma e sanziona la società con una multa: nulla in confronto ai milioni in entrata previsti nell’accordo con la Ponte. La trovata del presidente perugino apre una nuova prospettiva commerciale legata al mondo del calcio: dal 1981 inizierà ufficialmente l’era degli sponsor commerciali che ancora oggi risultano di fondamentale importanza per il bilancio di qualsiasi squadra di calcio.

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