Luiso: "Roma, ti dico come si batte lo Shakhtar..."

L’ex Vicenza torna sulla fantastica Coppa delle Coppe 1997-98. Tre gol in due partite agli ucraini per il Toro di Sora: "Sono ricordi bellissimi"
Luiso: "Roma, ti dico come si batte lo Shakhtar..."
5 min

La Roma affronta lo Shakhtar Donetsk in Europa League e ci tornano in mente le reti segnate agli ucraini da Pasquale Luiso con la maglia del Vicenza. Il Toro di Sora timbrò il cartellino per ben tre volte nel doppio confronto della Coppa delle Coppe 1997-98. Il bomber biancorosso fu il capocannoniere di quell’edizione con 8 gol. A quale di questi sei più legato? "Il più bello, ma anche il più amaro, è quello di Londra, nella semifinale di ritorno contro il Chelsea. Feci il gol dell’1-0 davanti a 50mila spettatori a Stanford Bridge: è stato straordinario. Quella rete è rimasta nei ricordi della gente. Ma sono particolarmente legato anche al primo gol nella gara d’esordio contro il Legia. Provo grande orgoglio nell’essere l’ultimo italiano ad aver vinto la classifica marcatori della Coppa delle Coppe (prima di lui ci erano riusciti solo Chiarugi, Altobelli, Vialli e Baggio ndi)".

E sulle tre reti allo Shakthar?

"C’è un aneddoto che ricordo con piacere riguardante il primo gol in Ucraina. Segnai dopo pochi secondi di gioco, ma la Rai prese la linea in ritardo per problemi tecnici. Appena finita la partita chiamai a casa e mi dissero: 'Dacci almeno il tempo di accendere la televisione. Non era passata neanche la schermata delle formazioni e già avevi segnato'. Ho giocato in un’epoca bellissima, della quale puoi ricordare episodi del genere che con la tecnologia di oggi non possono più accadere".

E sulla semifinale persa col Chelsea?

"Eravamo lì e ce la siamo giocata, poi è andata a finire come è andata a finire. Non so a quanti calciatori può capitare di giocare una gara del genere e fare addirittura due gol. Uno di questi me lo annullarono per un fuorigioco che non c’era, magari oggi con il Var saremmo arrivati in finale. Ma sono comunque bellissimi ricordi che porto sempre dentro".

Che squadra era quel Vicenza?

"L’allenatore Guidolin era un grande condottiero, la squadra aveva gli attributi. Tanti giovani che volevano mettersi in mostra (Ambrosini, Baronio, Coco, Iannuzzi, Firmani), ragazzi che uscivano dai settori giovanili di Lazio, Roma, Milan. C’era un mix perfetto con i più esperti come Mimmo Di Carlo, Viviani, Zauli, Schenardi... Era una squadra che faceva paura, soprattutto in coppa. Il campionato, invece, l’abbiamo un po’ trascurato: siamo arrivati in una semifinale europea e abbiamo rischiato di retrocedere. Giocammo il giovedì con il Chelsea e subito la domenica contro la Lazio. Se non avessimo battuto i biancocelesti, probabilmente saremmo retrocessi. Feci il gol decisivo proprio io ed esultai facendo il gesto della sigaretta sotto la curva. Altra bellissima soddisfazione segnare di testa a Marchegiani in mezzo a Negro, Nesta e Giovanni Lopez. Fu una liberazione: vincere quella gara ci permise di restar fuori dalla zona rossa".

In quegli anni ti ha mai cercato una grande squadra?

"C’è stata qualche possibilità con alcune grandi (Lazio, Roma e Milan). Io però ero un ribelle, volevo sempre giocare, e magari nelle grandi avrei fatto la comparsa. Non mi pento perché probabilmente, senza quella voglia di giocare sempre, non avrei fatto quello che ho fatto. Anche in campo ero terribile, durante le partite ero esigente con i miei compagni: mi arrabbiavo se non me la mettevano nel modo giusto. Poi al triplice fischio finiva tutto".

Un ricordo di quell’iconica rovesciata segnata al Milan con la maglia del Piacenza.

"È stato straordinario, a distanza di 24 anni ancora ne parlano. Poi devo dire che i telefonini e i social hanno permesso a quel gol di non essere dimenticato. Questi strumenti aiutano noi calciatori di 15/20 anni fa a non finire nel dimenticatoio".

Cosa deve fare la Roma per passare il turno contro lo Shakthar?

"Fonseca lo sa sicuramente meglio di me perché li conosce bene e li ha anche allenati. Questo sarà sicuramente un vantaggio per i giallorossi. Poi è una squadra tecnica, piena di brasiliani: bisogna stare attenti a non sottovalutarla".

Dal 2010 hai intrapreso la carriera da allenatore: programmi per il futuro?

"Attualmente sono in attesa di una squadra, il mio obiettivo sarebbe prendere una Primavera perché amo i giovani. Spero di rientrare al più presto. Ho fatto tanta gavetta tra i dilettanti e sono pronto per una nuova esperienza tra i professionisti".


© RIPRODUZIONE RISERVATA