Italia, nessuno prende la Numero 10. Non ci sono più i Baggio e i Totti di una volta

A parte il fatto che ben nove giocatori hanno scelto numeri da football americano, sorprende che manco uno abbia scelto la maglia più prestigiosa che è stata di fuoriclasse straordinari
Italia, nessuno prende la Numero 10. Non ci sono più i Baggio e i Totti di una volta© Getty Images
Xavier Jacobelli
3 min

ROMA - La Federcalcio ha diramato l’elenco dei numeri assegnati ai giocatori convocati da Conte per i test con la Spagna (Udine, 24 marzo) e con la Germania (Monaco di Baviera, 29 marzo). La notizia clamorosa è che nessuno ha voluto prendere la maglia Numero 10.

Leggete un po’: 1 Gianluigi Buffon, 2 Lorenzo De Silvestri, 3 Luca Antonelli, 4 Matteo Darmian, 5 Davide Astori, 6 Antonio Candreva, 7 Simone Zaza, 8 Thiago Motta, 9 Graziano Pellè, 11 Lorenzo Insigne, 12 Salvatore Sirigu, 13 Andrea Ranocchia, 14 Jorginho, 15 Francesco Acerbi, 16 Marco Parolo, 17 Eder, 18 Riccardo Montolivo, 19 Leonardo Bonucci, 20 Stefano Okaka, 21 Roberto Soriano, 22 Stephan El Shaarawy, 23 Emanuele Giaccherini, 24 Alessandro Florenzi, 25 Daniele Rugani, 27 Mattia Perin, 28 Giacomo Bonaventura, 29 Federico Bernardeschi.

A parte il fatto che non se ne può più dei numeri da football americano e, invece, addirittura in nove si sono presi una maglia dal 20 al 29, non si capisce perché nessuno abbia avuto il coraggio di indossare la casacca più prestigiosa. La stessa che in passato è stata indossata da fuoriclasse a nome Rivera, Antongoni, Baggio, Del Piero, Totti e non è stata disdegnata nemmeno da Giovinco, De Rossi, Verratti e Cassano.

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Prima considerazione: non ci sono più i Numeri 10 di una volta.
Seconda considerazione: per gli Europei cominciamo male. Già questa Nazionale ha un ct a scadenza, come lo yogurt e, non pago, lo stesso ha paragonato a un garage la squadra 4 volte campione del mondo, 1 volta campione d’Europa e olimpica, vicecampione d’Europa uscente. Se poi cominciano a proliferare i conigli, siamo messi bene. Absit iniuria verbis, l’importante è che a Udine e a Monaco, gli azzurri tirino fuori i coglioni. Vero, Conte?


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