Bonucci dice tutto: Il mio Milan come la Juventus

Lunga intervista del neo capitano rossonero, con tutte le sue verità: «Né traditore, né mercenario, né infame: l'addio nasce dalle scelte della società bianconera. Scudetto? Juve o Napoli. A Madrid per vincere»
Bonucci dice tutto: Il mio Milan come la Juventus© Getty Images
Andrea Santoni
6 min

FIRENZE - Una lunga “confessione”, quella di Leonardo Bonucci, qui a Coverciano, tra Nazionale, Juve, Milan, con le similitudini che le legano, futuro. Partendo da Spagna-Italia, naturalmente; ma poi c’è stato spazio anche per il suo recente passato, per spiegare la scelta di lasciare la “sua” Juve per sposare il progetto rossonero («Che mi auguro altrettanto vincente»). Respingendo con puntiglio le accuse violente che gli sono piovute addosso sui social («Che hanno dato il “meglio” di sé. Sono abituato a stare al centro delle polemiche, in positivo e in negativo ma movremmo davvero pensare a un cambiamento, non solo nel calcio»): «Mercenario, traditore, infame: ecco come sono stato definito. L’aspetto che mi ha dato più fastidio. Primo: mercenario no perché non si sa che la scorsa stagione ho guadagnato nelle Juve quasi quanto adesso al Milan; secondo: non ho tradito nessuno ma ho fatto una scelta conseguente a quelle assunte dalla società; infame poi non credo proprio. Ho scelto il Milan, contento di quel progetto, con la voglia di mettermi in discussione; ci volevano le palle, il coraggio, per prendere la scelta che ho fatto; mi sono preso le mie responabilità. Adesso la società mi ha dato la fascia di capitano: un onore e una doppia responsabilità, e spero di diventare il leader di un ciclo vincente».

IL MOMENTO DELL’ADDIO - Bonucci ha anche raccontato altro: «Sì, c’è stato un momento preciso in cui ha capito che il mio futuro non sarebbe stato bianconero. E’ coinciso con alcune decisioni della società. A quel punto siamo andati avanti d’amore e d’accordo fino alla fine della stagione poi ognuno per la sua strada». Dunque Bonucci ha chiarito una volta di più che la rottura avvenne ben prima della finale di Champions, rimandando il discorso alla lite con Allegri prima di Porto-Juve, con la sua esclusione, rappresentata dall’immagine di lui su uno sgabello di fortuna in tribuna che segue sconsolato il match.

LUI, LA JUVE (IL NAPOLI) E IL MILAN - Ha parlato con serenità, Leo, in biancorossonero, potremmo dire: «Partiamo con obiettivi diversi: la Juve, per quello che vale e quello che ha fatto, è la favorita per vincere lo scudetto, il 7° di fila, al pari del Napoli, forte di un proprio gioco vincente. Loro due sono davanti a tutti. Il Milan invece punta a tornare in Champions dopo essere approdato in Europa League: quello è il palcoscenico naturale di un club che al pari della Juve ha fatto la storia del calcio italiano e internazionale». 

MANCANZA - Il difensore ha proseguito. «Manco più io alla Juve di quanto la Juve manchi a me? No, lì ci sono grandissimi giocatori. E so che gli “rode” prendere gol. Ma non era Bonucci che faceva la differenza: se io non avessi avuto la fortuna di giocare in quel gruppo, da Buffon a Dybala avrei fatto ben poco. Ora mi interessa fare altrettanto nel Milan. E state certi che continuerò a esultare come ho sempre fatto, con quello “sciacquatevi la bocca” nato tra un gruppo di miei amici.... Meglio essere ricordato come juventino o come milanista? Come vincente, anche con la Nazionale». C’è anche un aspetto familiare che rende contento Bonucci: «Adesso mio figlio Lorenzo, torinista, potrà tifare per Belotti e il Toro senza più problemi. Spero di poterlo riportare allo stadio come già lo scorso anno...». 

LA BBC - Contro la Spagna rivedremo in campo la BBC davanti a Buffon. Bonucci ha sorriso all’idea: «Come potrei avere problemi a giocare con Barzagli e Chiellini e con Gigi? Non può essere un mese a far perdere un’intesa iniziata 7 anni fa con un lavoro quotidiano. Ma non basta la BBC, serve la squadra».

SPAGNA-ITALIA - Come è naturale Bonucci ha parlato anche di Spagna-Italia: «Anche io sono eccitato come il mister. Mai paura di giocare contro le grandi ma esaltazione per dare il meglio. Questa sfida mi ricorda l’ottavo di Euro 2016 (e anche Italia-Germania, fino ai rigori...). Andremo a Madrid per vincere anche se non sarà facile; loro ci rispettano, abbiamo i nostri valori. Ricordando che vincere lì e non ripeterci con Israele renderebbe inutile l’impresa. Una partita che mi ricorda la finale di Champions? Questa Spagna è un mix tra Real, Barça e di tutto il meglio del calcio spagnolo, dovremo saper stupire. In certe partite la condizione atletica conta relativamente. Non saremo al 100% ma gli stimoli in certe occasioni sopperiscono a certe mancanze. Con sacrificio, umuiltà e voglia di stupire andiamo al Bernabeu,  sapendo di non essere battuti. Ramos? E’ il migliore, ha tutto, anche la ruvidezza necessaria a un grande difensore».

CINQUE ANNI AZZURRI E ROMAGNA - Bonucci ha inoltre spiegato come sta vivendo il ricambio azzurro: «Io spero di essere uno dei “senatori” che accompagna questo cambiamento. Spero di restare in azzurro per altri 5 anni. Intanto vedo crescere giovani forti come Romagnoli, Rugani, Caldara. Ai quali aggiungo un nome: Romagna, che ho visto nel Cagliari. Ho rivisto un giovane Bonucci. Eppoi abbiamo Pellegrini, Verratti, Belotti, Insigne. Insomma tanto futuro».

VAR - Una considerazione del neo capitano poi sul Var, attaccato di recente da Buffon: «Io dico che serve tempo per capire questa rivoluzione. Qui non è questione di Juve, Milan...E’ un cambiamento importante, dobbiamo abituarci. Ricordando che gli arbitri possono sbagliare».


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