Voglia di crescere

Voglia di crescere© EPA
Alessandro Barbano
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Il terzo posto nella Nations League conquistato ieri contro il Belgio è una fotografia onesta dello stato di salute della Nazionale di Mancini. Non abbiamo la dotazione della Francia, né l’organizzazione della Spagna, ma possiamo giocarcela con entrambe facendo leva sulla forza del gruppo, che è un tratto dell’identità italiana e che nei momenti decisivi non ci ha mai abbandonato. Così è accaduto agli Europei, così può ripetersi nel Mondiale di novembre 2022, se riusciremo a qualificarci battendo la Svizzera. A patto che l’anno che ci separa dai giochi del Qatar sia impiegato per valorizzare i punti di forza e per sciogliere alcuni interrogativi che ci accompagnano da troppo tempo.

Abbiamo cinque-sei giovani talenti di livello mondiale che, come ha detto Mancini, possono rappresentare per quasi un decennio l’ossatura della Nazionale. Parliamo di Donnarumma, Barella, Locatelli, Chiesa, Pellegrini e Zaniolo. Abbiamo tre giocatori esperti che si candidano, ancora per qualche anno, a una leadership sicura, e cioè Jorginho, Verratti e Insigne. Poi abbiamo due anziani campioni che, a dispetto delle loro trentasette e trentaquattro primavere, sono il meglio che esista in difesa, in Italia e forse in Europa: Chiellini e Bonucci.

Oltre il perimetro di queste certezze ci sono molti giocatori intercambiabili, che da qui a novembre 2022 saranno sottoposti alla verifica del campionato, una lacuna da colmare al meglio che si può, e un equivoco da sciogliere. Giocatori come Di Lorenzo, Emerson, Bernardeschi, Berardi, Acerbi, per fare solo degli esempi, sono valori fungibili all’interno di una platea non sufficientemente ampia, in un campionato monopolizzato dagli stranieri e privo di vivai di qualità. Mancini dovrà azzeccare la scelta di coloro che si riveleranno più in forma alla vigilia del Mondiale.

La lacuna riguarda la difesa e contraddice uno storico punto di forza della Nazionale italiana: dietro a Chiellini e Bonucci non c’è in questo momento nessun difensore che dia una garanzia di affidabilità paragonabile, neanche lontanamente, a quella offerta dal duo juventino. Il meritato successo contro il Belgio non cancella questa evidenza: i tre pali che i Diavoli Rossi hanno colpito, e un altro paio di occasioni in cui Donnarumma ci ha messo una pezza, sono frutto di altrettanti smarcamenti in zona tiro, che hanno colto di sorpresa la sorveglianza dei difensori azzurri.

È inimmaginabile sostenere una competizione come il Mondiale qatariota, lunga un mese, con sette partite a tre giorni di distanza l’una dall’altra, facendo affidamento su due atleti che avranno trentotto e trentacinque anni. Il cittì ha un anno di tempo per sperimentare altre soluzioni, cogliendo le indicazioni che, si spera, vengano dal campionato. Un discorso simile riguarda gli esterni di difesa, che nello schema tattico di Mancini hanno una centralità assoluta, perché sono decisivi tanto per uscire palla al piede spostando il baricentro del gioco in avanti, quanto per propiziare l’alternativa di ripartenze in contropiede. Le performance di Spinazzola nelle prime gare dell’Europeo dimostrano quanto può valere per l’Italia un esterno di grande qualità. La sua guarigione è perciò un’incognita importante: se il terzino giallorosso non dovesse recuperare al meglio, presentarsi in Qatar con Di Lorenzo ed Emerson titolari sarebbe un ripiego non privo di conseguenze. La Nations League conferma questa debolezza: squadre come la Spagna e il Belgio per certi tratti ci hanno messo sotto a centrocampo perché non avevamo la forza di spingere sulle fasce e di andare via nell’uno contro uno con i terzini.

Da ultimo c’è il rebus del numero nove, che è diventato il simbolo dell’incompiutezza azzurra. Le prestazioni di Immobile non l’hanno sciolto: perché l’attaccante della Lazio non ha convinto pienamente né prima né durante l’Europeo, ma chi ha avuto l’occasione di sostituirlo non ha fatto fin qui meglio di lui. Un’alternativa non è sbocciata e la tentazione di giocare senza centravanti si è rivelata un azzardo. Il cittì dovrà dare altre chance a Immobile, verificare soluzioni che matureranno nel campionato e, forse, provare in quel ruolo l’attaccante più forte e più eclettico che l’Italia ha in questo momento: Federico Chiesa.

Nonostante questi dubbi, il bilancio della Nations League ispira fiducia sul futuro della Nazionale. Che tra un mese ha i numeri per strappare con la Svizzera il passaporto per il Qatar e poi impiegare l’anno che resta per alzare l’asticella della qualità. Nel gol di Barella al Belgio c’è tutta la voglia di crescere di cui abbiamo bisogno.


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