ROMA - È un colpo di tacco, forse un azzardo oppure solo l’ultimo, disperato e romantico tentativo di calare l’asso sulla strada verso il Qatar. Mario Balotelli torna in Nazionale. Il ct Mancini, abituato a sorprendere, inserirà il suo nome nella lista dei convocati per lo stage azzurro. Mercoledì, entro le ore 12, il raduno a Coverciano. Domani, superato il week-end di campionato, verrà fuori l’elenco ufficiale. Gruppo allargato a 30-35 giocatori, pesano le incertezze legate agli infortuni dell’ultima ora e ai possibili contagi. Tre giorni di lavoro “in bolla”, opportunità richiesta dal ct e voluta dalla Figc per riempire il buco tra la notte di Belfast, con il primo posto nel girone consegnato alla Svizzera, e la trappola dei play off. Tra due mesi esatti (24 marzo) la semifinale con la Macedonia a Palermo e poi, vincendo, un solo ticket per il Mondiale da giocarsi il 29 a eliminazione diretta in Turchia o in Portogallo.
Balo il talismano
Chissà che il nome di Supermario, nato proprio nel capoluogo siciliano, non sveli la suggestione o qualcosa di magico legato al suo ritorno, tre anni abbondanti dopo l’ultima volta in cui ha indossato la maglia azzurra, il 7 settembre 2018 al Dall’Ara, Italia-Polonia (1-1) in Nations League. Balotelli completava il tridente con Bernardeschi e Insigne. L’ultimo gol, il 28 maggio dello stesso anno, lo aveva realizzato in Svizzera, sbloccando l’amichevole con l’Arabia Saudita (2-1), nella sera del debutto in panchina di Mancini. Il ct, aprendo il ciclo che lo avrebbe portato al trionfo di Wembley, lo aveva subito richiamato in Nazionale, da cui era stato estromesso dopo il fallimento al Mondiale 2014 in Brasile. Mai coinvolto da Ventura e da Conte, ancora nel cuore di Roberto, l’allenatore che nei club lo ha fatto giocare più di tutti in carriera: 95 presenze con 37 gol tra City e Inter. E’ un po’ il suo talismano. Supermario entrò, sostituendo Tevez a un quarto d’ora dal termine, all’Etihad di Manchester il 13 maggio 2012 nel giorno del titolo in Premier e del drammatico sorpasso a tempo scaduto sul QPR (3-2). Era titolare al Tardini, quattro anni prima (18 maggio 2008), nella domenica dell’ultimo scudetto interista di Mancio (2-0 al Parma con doppietta di Ibra nel finale). Ora il ct gli concederà un’altra opportunità, come peraltro non aveva negato a ottobre, quando ancora pensava di chiudere davanti alla Svizzera. «Ho passato tantissimi anni con lui e sono vaccinato - disse ridendo a Trento - Non so, Mario ha 31 anni, le porte della Nazionale sono aperte, nessuno è mai stato dimenticato. Se c'è la possibilità valuteremo tutte le situazioni funzionali per la squadra». In Turchia, allenato da Montella, Balotelli ha dato segnali di risveglio (21 presenze, 9 gol). A inizio gennaio si era fermato per il Covid. Proprio ieri, sganciato nel finale, è rientrato con l’Adana Demirspor in campionato e ha segnato un minuto dopo il suo ingresso (...)
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