Mancini, il retroscena: cosa è successo dopo la notte di Palermo

Troppo importante la figura del tecnico azzurro, troppo lontane le alternative: la soluzione è stata logica
Mancini, il retroscena: cosa è successo dopo la notte di Palermo© ANSA
Andrea Santoni
3 min

INVIATO A KONYA - Fotografie. Una piazza di un posto dell’Est con le bandiere... Non che tra gli azzurri qualcuno fischiettasse ieri sera all’arrivo allo stadio di Konya malinconici motivi lontani. Ma le risate dei giocatori e Roberto Mancini fotoreporter d’eccezione a favore del proprio storico staff schierato, sono le immagini di un cambio di prospettiva che si è compiuto in questi giorni stranianti e che solo giovedì notte era tutt’altro che prevedibile. La storia delle guerre italiane perse come fossero partite di calcio e di sconfitte calcistiche nostrane vissute come guerre, pare riempisse il tumbler di Churchill di compiacimento quasi più dell’amato “Pol Roger”. Lasciamo stare (anche il whisky) soprattutto in tempi bellici davvero cruenti, che poco lontano da qui, a Istanbul, stanno conoscendo una possibile e sperabile via di uscita, pur tracciata dallo sguardo mirato e poco pacificato di Erdogan.

Italia, exit strategy

Tornando a noi, diciamo che lo stato di crisi apertasi in seno alla Nazionale campione d’Europa e dunque, di riflesso, alla Federazione dopo la sciagurata caduta contro la Macedonia del Nord, aveva bisogno di risposte in tempi certi, scelte precise, risposte coerenti. Ed è stato evidente quasi subito che il nodo non era cambiare Mancini da parte federale ma avere da lui l’ok a rispettare un contratto fino al 2026, firmato lo scorso maggio, prima dell’Europeo. E in quella direzione Gravina si è mosso. Probabile che se non ci fosse stata in programma la strampalata sfida odierna con la Turchia (il play off tra chi deve essere considerato più eliminato...) magari le cose avrebbero preso un’altra direzione. Perché tornando alla notte del Barbera, non si sbaglia certo a dire che in quel momento Roberto Mancini è stato molto vicino a chiudere il discorso. Sono stati momenti confusi, e non ci riferiamo certo al caos spogliatoio. Pur mai lasciato solo, il ct era evidentemente dentro se stesso davanti a un fatto inconcepibile: «Non saprei cosa dire. Non ci sono spiegazioni. Il responsabile sono io. Giocatori e il presidente qui accanto non c’entrano. E’ la legge del calcio». 

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