Caso Zaccagni-Lazzari, è scontro Figc-Lazio: bufera Nazionale

La vicenda dei giocatori che hanno lasciato Coverciano ha scatenato la polemica da parte della Federazione e la replica della società biancoceleste
Caso Zaccagni-Lazzari, è scontro Figc-Lazio: bufera Nazionale© Getty Images
Andrea Santoni
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INVIATO A BOLOGNA- Il treno-charter che da Firenze Campo Marte ha portato la Nazionale a Bologna intorno all’ora di pranzo, è riuscito a non avere ritardi, nel delirio ferroviario italiano protrattosi ieri dopo l’incidente avvenuto a Roma venerdì mattina. Tutto sommato puntuali (data la crisi in corso, avviata dalla Macedonia e accelerata dall’Argentina) sono arrivate anche le precisazione, le puntualizzazioni e gli attacchi polemici del presidente federale, da poco sceso dai vagoni sui quali aveva viaggiato con Mancini e la squadra alla volta del Dall’Ara. Tono controllato come nel suo stile ma parole taglienti, dall’inizio alla fine. Un intervento politico, con bersagli identificabili ma mai nominati (Lotito e De Laurentiis), ultimo atto di un confronto a distanza sempre più aspro. Tanti gli spunti, compreso il riferimento al caso Lazzari-Zaccagni (anche in questo caso solo evocati), portato a paradigma della profonda crisi di sistema da lui denunciata più volte nel suo intervento, con riverberi sull’appeal del Club Italia in caduta: «Cominciamo a percepire una sorta di distacco, per... contaminazione esterna. C’è qualcuno che pressa nel cercare di tutelare nel miglior modo il proprio interesse economico. Qualcun altro lo fa per rancore, con comportamenti contraddittori o contrastanti. Forse dovremmo fare qualcosa in più, fermo restando che nessuno è costretto a vivere l’orgoglio della maglia azzurra: si può lasciare, assumendo le proprie responsabilità. Le scelte vanno rispettate. Noi andremo comunque avanti». Qualche ora più tardi è arrivata, come replica, una lunga nota della Lazio di Lotito, di taglio “sanitario”. Di sicuro il prossimo Consiglio Federale, tra due settimane, sarà imperdibile per gli amanti del genere.

Attacco e difesa

Più in generale Gravina ha fatto un articolato quadro della situazione, con una premessa: «La storia del ripescaggio mondiale ci rende poco credibili. Abbiamo perso sul campo, siamo fuori, diamolo per acquisito. Se pensiamo che le norme debbano essere cambiate lo faremo in seguito ma adesso è tema che presta il fianco a prese in giro internazionali». Poi il presidente ha spiegato: «Non siamo all’anno zero. Stiamo lavorando a un piano a medio-lungo termine, sapendo difficoltà e criticità del momento». E a seguire tutti i nodi spinosi, compresa un’autodifesa senza precedenti. «Le mancate dimissioni post Macedonia del Nord? Non si lega un ruolo istituzionale a un rigore. Siamo tornati in Giunta Coni e sono nel Comitato Esecutivo Uefa. Una mia uscita avrebbe avuto effetti devastanti. Come pure quella di Mancini. Sono restato per senso di responsabilità. Io amo affrontare i problemi, non offro alibi a soggetti che vogliono strumentalizzare una sconfitta sul piano personale». Scarsa credibilità e scarsa unità di sistema hanno punteggiato il resto dei suoi ragionamenti: «Da un lato si pretende la qualificazione, senza dare spazio alla crescita dei talenti mentre sul mio tavolo arrivano richieste per portare gli extracomunitari da 2 fino a 10 se non addirittura liberarizzarne l’arrivo. Si è poi poco credibili se invece di affrontare in modo generale il contenimento dei costi ci si scontra per 7 mesi sull’indice di liquidità a 0,5. Io mi vergogno se penso che in Germania è 1. E lì hanno fatto scelte di sistema, anche sulla valorizzazione dei giovani». Poi l’illustrazione di un progetto preciso: «L’unica sponda è arrivata dalla Lega di A, che ringrazio. Faremo stage periodici dalla U16 alla U21, una sorta di Accademia indotta. Sarà sufficiente ? Temo di no, ma stiamo lavorando a una soluzione sistemica. La Federazione da sola non è in grado di fare sintesi».


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