Non solo Gatti: cosa insegna la nuova Italia di Mancini alla A

Il neojuventino è soltanto l'ultimo dei giocatori brillantemente lanciati in Nazionale da Mancini. La lezione del ct ai colleghi della Serie A: i calciatori italiani di qualità ci sono In A, in B e in C, bisogna farli giocare. Contro la Germania il ct può toccare quota 50 esordienti, fra questi e Scalvini, 18 anni compiuto lo scorso 11 dicembre, il nuovo gioiello dell'Atalanta
ACQUISTATO Federico Gatti, difensore di 23 anni acquistato a gennaio dal Frosinone e lasciato in prestito lì fino al termine della scorsa stagione. E' finito sotto i riflettori per la grande prestazione offerta in Nazionale contro l'Inghilterra© Getty Images
Xavier Jacobelli
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Contro la Germania, Roberto Mancini può toccare quota 50 esordienti (Sacchi, che il ct raggiungerà nella prossima partita con 53 panchine azzurre, ne lanciò 55), fra i 91 che ha chiamato dall'inizio della sua gestione (campione d'Europa nel 2021; 32 vittorie, 15 pareggi, 5 sconfitte, 108 reti segnate, 31 subite, 37 partite utili consecutive, record assoluto). Tra i prossimi debuttanti , accanto a Caprari, 28 anni e Luiz Felipe, 25 anni, ci sarà Giorgio Scalvini, 18 anni compiuti l'11 dicembre scorso, entrato nel vivaio dell'Atalanta quando di anni ne aveva 11, lanciato in Serie A da Gasperini quando ne aveva 17, assommando 21 presenze (18 in campionato, 2 in Europa League, 1 in Coppa Italia) nella prima stagione da professionista.

Non solo Gatti

Le prime tre partite della nuova Nations League, dopo le quali l'Italia è in testa al girone 3, hanno visto il ct dettare un messaggio forte e chiaro al nostro calcio e a molti colleghi del massimo campionato: i buoni calciatori ci sono, anche in un torneo che nell'ultima edizione ha registrato una presenza media straniera del 63%. E, poiché ci sono, bisogna farli giocare. Gatti non ha ancora collezionato un minuto in A, come Gnonto, come Salvatore Esposito che gioca in B nella Spal. Gatti tre anni fa militava in D, due anni fa in C.

Un'Italia che ha fame

A Wolverhampton, dove il primo tempo azzurro è stato di assoluta bellezza, qualitativamente superiore anche alla prima frazione di gioco con l'Ungheria, ha colpito la vigoria atletica della Nazionale nonostante, al pari degli avversari, sia a fine stagione. La verità è che la Nuova Italia corre molto di più rispetto al passato perché si vede che ha fame, come i debuttanti assoluti che non hanno mai tirato indietro la gamba. Il racconto di Gatti a Tiziana Alla di Raisport è il paradigma dello spirito che anima gli azzurri. "Quando facevo il serramentista o il muratore, mi svegliavo presto la mattina. Una piccola pausa di mezz'ora per mangiare un panino e poi la sera andavamo al campo ad allenarci. Finivo alle 22.30 e dovevo ancora cenare e la mattina si ripartiva... Arrivavo al campo sporco di vernice, dipingevo le travi di legno. Ringrazio di aver fatto questo percorso: è stato formativo". Ecco, formativo: l'aggettivo che spiega molte cose. Di Gatti e dei ragazzi come Esposito, Scalvini, Frattesi e gli altri chiamati da Mancini. Ha confidato Ricci: "La nazionale A è un'emozione unica, un grande stimolo per noi giovani". Sarebbe ora lo fosse anche per quei tecnici che i buoni giocatori italiani o tengono in panchina o costringono a emigrare. E magari concionano sulla crisi del calcio tricolore che non andrà ai Mondiali.


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