Italia, Raspadori è il colpo d’ala per Mancini

Dall’esordio quattro volte in rete: pesantissimo il gol al Meazza con l’Inghilterra in Nations League. Il ct gli ha consegnato la numero 10 anche se ha giocato da attaccante
Italia, Raspadori è il colpo d’ala per Mancini© ANSA
Andrea Santoni
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INVIATO A MILANO - Il cerbiatto, l’altra sera al Meazza, dunque è uscito davvero dal campo di quadrifoglio, per dirla con Spalletti, facendo la fortuna di questa Italia di Mancini che sembrava aver perso lo stellone, e che di sicuro farà quella del Napoli, sua altra dimensione azzurra. Giacomo Raspadori, 22 anni, “figlio” di un fratello maggiore, Enrico, suo primo dio da emulare nelle vie di Castel Maggiore (fermatosi all’Eccellenza, lasciando eccellere Giac palla al piede), è la risposta. Anche questo ci aveva spiegato qualche giorno fa il signor Luciano, riprendendo la domanda del ct, a corto di attaccanti italiani per il futuro. Giacomino, per quello che si è visto a Milano contro l’Inghilterra, così come nel suo avvio convincente a casa De Laurentiis, rappresenta il meglio fico dello scarno bigoncio italico in fatto di prospetti offensivi. Le sue eclettiche qualità tattiche, le sue indubbie doti tecniche, condensate a San Siro in quella maglia numero 10 ereditata da Insigne e portata in giro per il campo con indubbia maestria, fino all’acuto del gol d’autore, lo hanno promosso non solo uomo del giorno ma anche pedina decisiva del nuovo corso manciniano. È un fatto che dal suo esordio (4 giugno 2021) sia lui, con quattro gol (come Barella) il miglior realizzatore di questa Italia. È un fatto che sia stato lui il giocatore che ha concluso a rete più volte (4) verso la porta di Pope. È un fatto che sia l’ultimo napoletano ad aver segnato all’Inghilterra dopo Lorenzino...

La strada di Raspadori

Il bomberino della porta accanto l’altra notte, sotto i fari accesi tutti per lui, match winner celebratissimo, non poteva non rivendicare le radici antiche del suo talento, racchiuso in quel sapiente controllo su lancio al bacio di Bonucci, seguito dalla rifinitura dell’azione a rientrare, con pennellata maligna verso il palo lontano: «Sono cresciuto giocando per strada, e per avere poi un certo tipo di sensibilità col pallone quello è il posto migliore». Le parole a mitraglia, come le frenetiche cadenze della sua corsa, il tono della voce rispettoso ma fermo, Giacomino ha confermato ambizione e determinazione. Qualità che lo hanno accompagnato nella scelta di lasciare la sua comfort zone a Sassuolo per buttarsi nel grande mare di passione e di pressione napoletane. Qui, all’esordio in Champions, ha subito fatto centro. E ora anche lui sa quanto può valere quel palcoscenico: «Ci vuole coraggio a giocare certe partite. Più ne fai a livello internazionale, più cresci in consapevolezza nei tuoi mezzi. Lo sento che le cose stanno migliorando».

I messaggi per Jack

Spalletti lo aveva caricato alla vigilia, quando Raspadori non era sicurissimo di giocare, date le doppie prove tattiche di Mancini, tra 3-5-2 e 4-3-3 («Giac, una cosa conta: devi essere pronto» il messaggio del tecnico. E lui: «Mister, io sono prontissimo...»). «Siamo stati bravi, non era facile cambiare in una partita simile» ha spiegato al Meazza. Ieri poi gli sono arrivati i complimenti (come a Di Lorenzo) del suo allenatore, che si sta legittimamente fregando le mani per aver convinto il presidente ADL a portare al Maradona un talentino ancora in via di definizione ma dalle potenzialità enormi, tali da trasformare un’operazione costata oltre 30 milioni in un investimento dal rendimento sicuro.

Titolare di Spalletti

Spalletti lo aveva già studiato, e adesso sa di poter contare su un piccolo grande attaccante dai molti watt nelle gambe potenti, più dinamiche anche di un centrocampista, che potrebbe essere il suo centravanti ideale se questo calcio non prevedesse in quel ruolo anche un certo tipo di fisicità. Ma Raspadori “raspa” sul serio l’erba dove si dà da fare. E nel suo Napoli che deve contare su rotazioni necessarie e paritarie, Giacomino può alternarsi a Zielinski come sottopunta del 4-2-3-1 o a Kvaratskhelia nel 4-3-3 fino a poter giocare da prima punta, in vece di Osimhen o Simeone. La forza morale per una simile sfida non gli manca. Non c’è stato bisogno di «portarlo a rubare i portafogli» come sosteneva scherzando a suo tempo De Zerbi, “preoccupato” per quel suo ragazzino tanto bravo quanto zero smaliziato. Raspadori dagli occhi grandi che ci puoi vedere dentro fino in fondo ha saputo restare fedele a se stesso. Venerdì sera, dopo la partita, è tornato a casa con i genitori, a Castel Maggiore. Stamattina alle 7, si recherà con loro all’apertura del seggio e dopo aver votato partirà alla volta di Milano, per riaggregarsi alla squadra, e partire verso Budapest. Prontissimo ancora di più.


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