Zaniolo, stadio di grazia

Dopo rinvii, rimproveri e delusioni, Mancini gli dà un’altra occasione sul terreno che a maggio ha visto il romanista decidere la Conference
Zaniolo, stadio di grazia© Getty Images
Fabrizio Patania
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INVIATO A TIRANA - Qualcosa è rimasto, persino un cartello in fondo alla scala d’ingresso dello stadio, modernissimo, tirato su da Marco Casamonti, un architetto fiorentino. Il destino, invece, si chiama Zaniolo. Tirana, finale di Conference League, 25 maggio 2022. Chissà, forse non era il caso di buttarlo o attendevano solo il ritorno dell’attaccante romanista. Un segnale. Quel cartello, di matrice Uefa, non deve essersi più spostato negli ultimi sei mesi. È solo caduto a terra. Fermo come il tempo sospeso di Nicolò e anche di Mancini, che in fondo continua ad aspettarlo dalla prima convocazione in Nazionale, datata settembre 2018. Di Francesco non lo aveva ancora fatto debuttare in Champions e in Serie A. Sono passati quattro anni, pieni di sacrifici e di attese, di appuntamenti rinviati e di delusioni, di promesse e di legamenti saltati, prima al ginocchio destro (con la Roma) e poi al sinistro (in azzurro). Zaniolo non si è fatto mancare niente, compresa la violazione del codice etico per essersi lasciato andare, sul pullman giallorosso, nel giorno dei festeggiamenti per la Conference e la successiva reprimenda. 

Nasce l'Italia di Zaniolo: è la sua chance

Telefonata

Le discese ardite e le risalite. Anche questa volta Nicolò ha rischiato di non esserci, ma solo perché Mancini pensava non fosse disponibile a causa di un ematoma alla coscia e la Roma frenava, considerandolo in dubbio per il Torino. Il ct, invece, aveva intenzione di richiamarlo. Roberto bisogna conoscerlo. È un inguaribile romantico, usa il perdono, si fida del proprio intuito. Sa vedere il talento in prospettiva come pochi. Può sbottare, ma non taglia nessuno sul serio e in modo definitivo, anche quando lancia un avviso e grida che «la Nazionale andrebbe amata di più». Ha dato un’infinità di occasioni in carriera a Balotelli. Figuriamoci a Zaniolo, altra sua creatura. Non esistevano scuse da formulare. Ha alzato il telefono il ct, una volta letto il messaggio social dell’attaccante, deciso a tornare in azzurro. È bastato un colloquio per il chiarimento. Così, nel pomeriggio di venerdì, anche il suo nome è entrato nella lista dei convocati.

Formula Zeta

Ultimo solo in ordine cronologico. Mancini aveva già pensato di metterlo in campo. Succederà stasera, guarda un po’, nello stadio in cui Nicolò aveva risolto la finale di Conference. Minuto 32. Stop di petto sul lancio di Gianluca Mancini, zampata di sinistro e palla in rete. Guizzo decisivo per spedire al tappeto gli olandesi del Feyenoord. L’eroe di Tirana non dovrà farsi scappare l’occasione. Ha lavorato bene durante l’estate. Sta meglio dal punto di vista fisico rispetto alla passata stagione, quando bucò l’ultima mezz’ora a Basilea con la Svizzera e l’amichevole in Turchia post eliminazione dal Mondiale in Qatar. Si è allenato tanto, come gli aveva raccomandato Mancio, perché i giovani devono rendersi conto che il tempo corre veloce e una carriera si brucia in fretta. Verrà sistemato nelle condizioni ideali o almeno nel ruolo che il ct considera adatto per tirargli fuori l’intero potenziale. Mezzala d’attacco o mezza punta di destra nel modulo fluttuante dell’Italia: dal 3-4-3 (o 3-4-2-1) come lettura di partenza al 3-5-2, quando Nicolò arretrerà per dialogare in costruzione con Tonali e Verratti. «Zaniolo è una risorsa importante, migliorerà ancora tanto dal punto di vista tecnico e tattico - ha spiegato il ct - perché è giovane. Penso possa muoversi da mezzala offensiva. È una buona posizione per le sue caratteristiche. Spesso gioca da esterno d’attacco o mezza punta di destra, lo fa benissimo nella Roma». Tirana e la zona Zaniolo, potenza e fantasia lanciata in attacco come un elastico, partendo qualche metro più indietro. Vuoi vedere che Mancio ha trovato la formula


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