Raspadori, il fiore di Mancini

Jack testimonial del ct in una rivoluzione lenta e silenziosa: 54 esordienti in 56 panchine azzurre
Raspadori, il fiore di Mancini© EPA
Fabrizio Patania
4 min

ROMA - I giardini di Mancio, parafrasando uno dei brani più celebri di Lucio Battisti: la nuova Italia in fiore indossa il numero 10 di Raspadori. Basterebbe tornare indietro con la memoria all’ultima notte di tormentate riflessioni del ct, inizio giugno del 2021, per assegnare il ventiseiesimo e residuo posto nella lista dei convocati per l’Europeo. Giacomino in volata riuscì a bruciare la concorrenza di Politano, riemerso con il suo talento in Nations, e di Grifo, l’eroe di Tirana, citando due nomi all’epoca più considerati. Raspa sarebbe diventato campione d’Europa, giocando una manciata di minuti con il Galles (terza partita del girone a qualificazione già ottenuta) e infilando quattro tribune consecutive, dagli ottavi alla finale, come terzo centravanti dietro Immobile e Belotti.

54 esordienti

Mancini ne aveva riconosciuto il talento e la completezza del repertorio, inserendolo in anticipo nel gruppo. Una costante e progressiva trasformazione, evitando scossoni o rivoluzioni, senza fermarsi. Oggi Raspadori è una certezza. Un punto fermo della Nazionale oltre il Qatar. Ci ha trascinato alla Final Four di Nations con due gol a Inghilterra e Ungheria, ha dimostrato in Albania di poter essere considerato un riferimento. A marzo, quando riprenderà il cammino verso l’Europeo 2024, il ct ripartirà da Giacomino, richiamerà Immobile, Scamacca, Berardi e non trascurerà le alternative. Kean? Deve continuare a segnare e dimostrare maturità. Nel giardino di Mancio, in poco più di quattro anni, hanno debuttato 54 azzurri in 56 partite. Conto aggiornato a Tirana con gli ingressi di Fagioli, Pinamonti e Pafundi. Almeno uno ogni volta. Domenica a Vienna toccherà a Parisi, forse a Miretti in corsa. Mancini quasi come Sacchi, l’unico tra i suoi predecessori a farne esordire 53 in altrettante presenze.

Mix

Roberto, per proiettarsi verso il prossimo quadriennio, ha scelto di allargare i confini, anticipando il lancio dei futuribili. Se potesse, allargherebbe la platea degli azzurrabili il più possibile. «Sarà un problema mio sceglierne 25 o 26 per l’Europeo o per il Mondiale» ha spiegato a Tirana, lasciando intendere il progetto. Non trascurare e continuare ad appoggiarsi ai campioni d’Europa, aprire la strada al rinnovamento. Barella, Tonali, Emerson, Toloi, Grifo, Scamacca, Di Lorenzo, Locatelli tra i più in vista nel lungo elenco dei suoi esordienti, in continuo aggiornamento. Il ct chiamerà anche Carlos Augusto, esterno italo-brasiliano del Monza, appena avrà completato la documentazione. Negli ultimi mesi ha promosso Gnonto, Scalvini, Mazzocchi e Gatti. Adesso ha reinserito Zaniolo e riabbracciato Chiesa. Dimarco, in attesa di Spinazzola, si è preso la fascia sinistra. Nel borsino azzurro abbiamo inserito una cinquantina di nomi, ma potrebbero essere anche una decina in più, tra giovani in rampa di lancio e senatori che potrebbero essere richiamati al bisogno. Un altro stage pre-natalizio gli consentirà di monitorare i talenti emergenti delle Under. Cancellieri, Carnesecchi e Salvatore Esposito sono tornati da Nicolato. Zerbin è poco utilizzato a Napoli.

Porte aperte

Che Italia vedremo a marzo, quando scatteranno le qualificazioni, è presto per stabilirlo, ma il ct pescherà in larga parte dal gruppo formato in Nations. Le certezze si conoscono. Questa volta erano amichevoli, è tornato Verratti e Jorginho si è riposato: nessuno dei due merita il prepensionamento, così come Barella resta un titolarissimo e Cristante (operato alla mano) un perno. Dipenderà tanto dal modulo. Mancano difensori. Nel 3-4-3 di Tirana reciterebbe una parte significativa anche Lorenzo Pellegrini. Tocca ai giocatori prendersi l’azzurro. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA