L’Italia di Mancini sfida l’Austria di Rangnick: pochi cambi, tocca ai big

Il ct verso il mese più sofferto per evitare figuracce. Il dubbio del modulo: ancora 3-4-3 o ritorno al 4-3-3
L’Italia di Mancini sfida l’Austria di Rangnick: pochi cambi, tocca ai big© Getty Images
Fabrizio Patania
4 min

ROMA - Neppure lo sceneggiatore più crudele sarebbe stato capace di immaginare la trama e chiudere l’ultimo capitolo con una cartolina da Vienna, avvolta nel gelo. Temperatura vicina allo zero, fiocchi di neve previsti dal meteo accoglieranno Mancini e gli azzurri, in arrivo all’ora di pranzo da Coverciano. Il 2022 dell’Italia, ironia della sorte, si chiude lontano dalle luci e dal calore di Doha, appena tre ore dopo l’apertura del Mondiale più ricco e controverso della storia. Altra coincidenza maturata quando il flop con la Macedonia del Nord si era già consumato e la Figc non aveva ancora ufficializzato le due amichevoli (con Albania e Austria) della penitenza autunnale. Gli sceicchi hanno chiesto e ottenuto dalla Fifa di anticipare di un giorno (dal 21 al 20 novembre con il calendario già ufficializzato) il match inaugurale tra i padroni di casa e l’Ecuador per assicurare maggiore visibilità alla cerimonia d’apertura. L’Italia avrebbe preferito giocare oggi e non domani (evitando la concomitanza), ma alla fine hanno prevalso le ragioni della Rai e l’opportunità di mantenere la partita in prima serata, meno gradita in viale Mazzini di sabato per non intaccare l’audience dello show “Ballando con le stelle” di Milly Carlucci.

Disagio

Un giorno, alla resa dei conti, non cambia e non modifica il senso. Mancini lo sa benissimo e lo ha spiegato a Tirana. «Vivo male da marzo, non solo questa settimana. Durerà un altro mese e mi auguro passi in fretta» ha raccontato il ct. Ci toccherà accendere la tv e avvertire ogni volta un pugno allo stomaco. Roberto lo sa e non ha nascosto il disagio interiore. Aumenterà nelle prossime ore e durante il torneo iridato a cui non si è qualificato. Se pensate che il suo sogno era vincerlo e nel 2018 accettò l’incarico proposto da via Allegri perché da giocatore non ha mai vissuto in campo un Mondiale (nel 1990 era nel gruppo, ma non giocò un solo minuto) ed era convinto di arrivare in Qatar, capirete le ragioni per cui dal punto di vista emotivo soffrirà e non pensa minimamente di salire su un aereo per volare a Doha in aggiornamento professionale. Semmai, come ha promesso a Gravina, farà di tutto e sta già lavorando con l’idea di rilanciare il calcio italiano, creare una nuova generazione di talenti e riprovarci nel 2026: dal 19 al 22 dicembre il nuovo probabile stage dell’Accademia Azzurra.

Scelte

Per questo motivo, nella “domenica out” come suggeriscono i titolisti più brillanti in relazione al Mondiale bucato, il ct chiederà agli azzurri di evitare brutte figure. L’Austria evoca la galoppata trionfale di Wembley e una partita durissima, chiusa ai supplementari con le firme di Chiesa e Pessina. Tutti ricordano il gol annullato ad Arnautovic, sullo 0-0 a 20’ dalla fine dei tempi regolamentari, come la chiave di volta dell’Europeo. Domani al Prater, intitolato a Ernst Happel, troveremo un altro ct. Ralf Rangnick, il manager tedesco che il Milan di fatto aveva ingaggiato quando pensava di silurare Pioli, ha sostituito Foda. Servirà un’Italia vera, tosta, pronta ad assorbire la fisicità e la corsa degli austriaci. Mancini limiterà gli esperimenti, affidandosi ai big. Dubbio relativo al modulo (3-4-3 o 4-3-3), cinque cambi sicuri rispetto a Tirana: tornano Donnarumma, Acerbi, Barella, Pessina e Politano. Confermati Grifo, Raspadori, Di Lorenzo e Dimarco. Chiesa dovrebbe entrare in corsa. 


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