Ciro d’Italia. Spalletti lo ha eletto capitano e lo ha scelto: se giocherà titolare, almeno sino all’Europeo 2024 in Germania, gli toccherà la fascia, rispettando il criterio del maggior numero di presenze (56) che ha sempre governato le dinamiche e lo spogliatoio della Nazionale. Donnarumma (54 presenze, appena due in meno) è l’altro capitano dell’Italia, di fatto destinato, per ruolo e continuità di impiego, a diventarlo stabilmente in futuro. Sabato a Skopje, Gigio porterà i gradi solo nel caso in cui Immobile dovesse perdere il ballottaggio aperto con Raspadori al centro dell’attacco. Lucio ha alternato il centravanti della Lazio e l’attaccante del Napoli anche nelle prove di ieri pomeriggio. Retegui, come era sembrato lunedì nell’allenamento aperto ai media, parte in terza fila.
Italia, Spalletti conta su Immobile capitano
Se il tema del numero 9 appassiona come ogni volta in cui si raduna la Nazionale, c’è un fatto non banale da registrare. L’apertura di credito di Spalletti nei confronti di Immobile, dopo le critiche feroci durante l’Europeo, le staffette e il rapporto controverso con Mancini, è totale. Si tratta di fiducia dal punto di vista tecnico e di esperienza, un fattore di cui l’allenatore di Certaldo tiene conto: la fascia a chi ha più mestiere e frequenta da anni la Nazionale. Gli stessi concetti evocati durante la conferenza stampa di presentazione. Il ct ha bisogno, per cominciare bene, di giocatori pronti e di livello internazionale. Dentro un gruppo che nel giro di due anni ha perso pilastri come Chiellini e Bonucci e almeno in questa circostanza (ma potrebbero essere scelte definitive) non conta su Verratti e Jorginho, Spalletti aveva bisogno di identificare dei riferimenti su cui calare la nuova idea di Italia: Immobile e Donnarumma lo sono e lo saranno nei prossimi mesi anche Di Lorenzo, Barella, Chiesa e Spinazzola, gli altri campioni europei più rappresentativi.
Italia, Immobile in pole contro la Macedonia
Aspettando la crescita di Scamacca con l’Atalanta e seguendo l’evoluzione di Retegui con il Genoa, oggi non ci sono centravanti, se non Raspadori, che possano dare garanzie superiori a Immobile per segnare con Macedonia e Ucraina. L’investitura morale di Ciro è un segnale, ma diciamo di più: nell’allenamento di lunedì, palla avanti e palla indietro cercando l’imbucata al terzo passaggio per vie centrali, si è vista una combinazione di gioco ideale per esaltare l’attacco alla profondità del capitano della Lazio. Spalletti non lo ha mai allenato, ma lo conosce benissimo, dai tempi della Roma. Non solo. Ciro ha la garra e l’abitudine alla pressione alta del 4-3-3 a cui lo ha abituato Sarri. Pesa il curriculum: 195 gol in Serie A, l’ottavo di ogni tempo a meno 10 da Roberto Baggio, 9 gol in 15 presenze di Champions, 16 con l’Italia (come Toni e Vialli), di cui 2 a Skopje con Ventura ct nel 2016. Immobile a 33 anni ha ancora voglia di indossare l’azzurro: esprime la felicità di cui parlava Spalletti. Raspadori è un degnissimo concorrente, ma il tema tattico della partita in Macedonia, il tasso di esperienza, forse anche il sentimento di rivalsa, giocano a favore del laziale. Ciro era capitano nella notte famigerata di Palermo del marzo 2022, ma solo perché Chiellini partiva dalla panchina e Bonucci era indisponibile. Chissà se Leo, giocando con l’Union Berlino, riuscirà a riprendersi l’azzurro: ipotesi remota. Immobile, di fatto, è diventato il nuovo capitano dell’Italia. I nomi dei suoi predecessori, tornando indietro nel tempo, fanno venire i brividi: Buffon, Cannavaro, Paolo Maldini, Franco Baresi, Bergomi, Cabrini, Scirea, Tardelli, Zoff, Facchetti sino ad arrivare al leggendario Silvio Piola, il suo principale riferimento nella storia della Lazio.