Barella, seconda nomination per il Pallone d’Oro: è un perno dell’Inter

E’ l’unico italiano nella lista dei 30 candidati: una garanzia per il nuovo ct, un punto fermo per Inzaghi
Barella, seconda nomination per il Pallone d’Oro: è un perno dell’Inter© Getty Images
Pietro Guadagno
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MILANO - Barella non vincerà il Pallone d’Oro. Ma è comunque significativo che sia l’unico italiano inserito tra i 30 candidati per il premio. È la seconda nomination nel giro di soli tre anni. La prima era conseguenza innanzitutto della conquista dell’Europeo con la Nazionale, più che del titolo vinto con l’Inter. Non a caso, allora, gli italiani in classifica furono addirittura 5, con Jorginho piazzato al terzo posto. Stavolta, per il centrocampista sardo, la vetrina è stata esclusivamente la squadra nerazzurra, capace di issarsi ad un passo dal tetto d’Europa, con la finale di Champions persa di misura con il Manchester City. Ed, evidentemente, se il solo Barella è stato preso in considerazione, significa che, a livello internazionale, è il calciatore italiano maggiormente considerato.

Riferimento imprescindibile

Non è banale, inoltre, che accada con il cagliaritano che ha compiuto, lo scorso 7 febbraio, appena 26 anni. Significa che il suo percorso non è concluso, che ha ancora parecchio tempo davanti per togliersi soddisfazioni e, probabilmente, per crescere ancora. Tutto lascia credere che continuerà a farlo nell’Inter. E non solo per il contratto in scadenza nel 2026, ma perché il club nerazzurro lo considera un pilastro della squadra, uno degli elementi di cui non provarsi nemmeno davanti a ricche, se non ricchissime, offerte. La scorsa estate qualcuna ne è arrivata. La più diretta è stata quella del Newcastle, che ha trovato la porta chiusa sia di viale Liberazione sia dello stesso Barella. Così, compreso che non c’erano margini, i Magpies hanno prontamente virato, con successo, su Tonali. Anche Klopp ci ha fatto un pensierino, per il centrocampo del suo Liverpool da potenziare a tutti i costi, ma ogni discorso è stato stoppato sul nascere.

Barella, uomo spogliatoio

Pilastro significa pure avere un peso, un ruolo dentro lo spogliatoio. Per Barella è stato certificato anche dalla designazione di vice-capitano, alle spalle di Lautaro. Questa estate sono andati via diversi senatori: gente come Handanovic, Brozovic e Skriniar. La guida interna, la leadership del gruppo è cambiata. Ed evidentemente il centrocampista sardo fa parte di quella nuova. Giusto qualche mese fa, forse, sarebbe stato difficile da credere per alcuni episodi e situazioni che si sono verificate lo scorso anno. Proprio il calciatore cagliaritano, infatti, era stato protagonista di manifestazioni di insofferenza perfino plateali nei confronti dei compagni. Contro il Bayern, nella prima gara di Champions, finì in panchina probabilmente per alcuni “eccessi” di questo tipo durante il primo derby, l’unico perso dall'Inter. Lo scorso febbraio, invece, nel match in casa della Sampdoria, arrivò a litigare in campo con Lukaku, che non accettava le sue lamentele. Da lì in poi, però, l’interruttore è girato e Barella ha ripreso a “tirare” il gruppo, decidendo di fatto il quarto di finale di Champions con il Benfica, per poi lottare fino all’ultimo a Istanbul.

Barella, un carattere da leader

Con lo stesso atteggiamento trascinante ha cominciato la nuova stagione. E qualche maligno sostiene che abbia beneficiato della partenza di Brozovic… Di sicuro è tra i nerazzurri che hanno gradito meno il comportamento di Lukaku, quando ha smesso di rispondere a telefonate e messaggi dei compagni. È stato tra i primi, però, ad archiviare il secondo addio di Big Rom. Resta il fatto che, quando hai il carattere fumantino, è difficile spegnere completamente il fuoco. E, infatti, contro la Fiorentina, Barella ha rischiato grosso con le proteste nei confronti dell'arbitro. Se limasse anche quegli atteggiamenti, sarebbe perfetto. Ma forse così non sarebbe più Barella…


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