Italia
Spalletti (all.) 5,5
Vorrebbe altro ma non può: l’Italia è in cinque sedute, che sono poche, e riflette qualcosa di suo soltanto in qualche flash. Né, in ventidue giorni di full immersion, era possibile inventarsi di più, fosse pure un rito propiziatorio che cancellasse i demoni macedoni dalla testa. Le giocate classiche, che appartengono al codice-Spalletti, sono rare e pure la condizione di qualcuno non aiuta. Ora sa che deve andare di fretta, perché l’Europa non resti un’utopia.
Donnarumma 5
Per un paio di volte gli viene la tremarella: gliela fanno passare Miovski e Mancini, che gli dà una mano, anzi il corpo, stendendosi in terra su Alioski. Contiene Elmas dalla distanza ma sulla punizione di Bardhi, un missile terra-aria, viene demolito sull’angolo di competenza e si piega senza riuscire ad opporre resistenza.
Di Lorenzo 5,5
Ha padronanza del ruolo, dei movimenti, degli spazi da andare ad occupare e l’unico avversario da domare è il pallone, divenuto una trottola su un campo per il quale bisognerebbe attrezzarsi d’altro. Però gli serve un guizzo, una sovrapposizione, un affondo che ne certifichi la normalità. Elmas, poi, ne conosce le abitudini, e mica sta lì per il piacere di chiacchierare con il suo capitano. E la somma delle difficoltà gli sottrae parecchio, riducendone lo spessore.
Mancini 6,5
Per scacciare via quella sensazione di disperazione, su Aslovski, sceglie di immolarsi (31’) e di distendere il suo metro e novanta che in certe situazioni particolarmente scabrose aiuta. Poi è lucido, sempre, anzi autorevole; non dà mai l’impressione di avere perplessità su quel che bisogna fare e su come bisogna farlo. Deve arrendersi solo ad una botta perfida.
Scalvini (14’ st) 6
Proprio mentre la Macedonia del Nord si toglie lo scialle dalle spalle, tocca a lui, che nella difesa a quattro non ci sta per abitudine ma ci sa stare.
Bastoni 6
Ops: minuto 20’, nel dominio, avverte il primo brivido di paura, proprio lui così grande e grosso, perché ha consapevolezza che Miovski può cominciare a rovinare la serata sua e quella della Nazionale. Ma gli dei esistono e il tonfo del pallone sui cartelloni pubblicitari è ossigeno. Però c’è quando la Macedonia riparte e serve fronteggiare. E solo Elmas, in versione slalomista, gli crea un pizzico di imbarazzo nel finale avvelenato
Dimarco 5,5
Affonda con naturalezza e, manco il tempo di cominciarla, fa male alla Macedonia, a Muslu, sovrastandolo. Sbaglia le scelte, mai i tempi di inserimento, fino a quando non finisce le scorte e va in affanno.
Biraghi (37’ st) sv
Poco meno di un quarto d’ora (recupero incluso), che non regalano gioia.
Barella 6
Va come sa, stavolta come un trattore, e qualcosa a quelli come lui le buche tolgono, mai la vivacità, che però è sufficiente per rompere gli argini della banalità, per ispirare la «catena» di destra e fare in modo che con la sua traversa si vada fuori dall’incubo. Ma è soltanto una gioia passeggera, perché la partita esplode e non c’è neanche la possibilità di godersela come meriterebbe la fatica di andare su e giù.
Cristante 6
Sa che Bardhi, il suo interlocutore, ha un’unica missione: strappargli l’aria e semmai intrufolarsi nei suoi pensieri, diventandone non ombra ma praticamente una protesi della quale è impossibile liberarsi. E’ centrale da combattimento, non un fine dicitore, e dunque i ricami li lascia agli altri. Però sta lì, funge da argine e anche da riferimento.
Tonali 5,5
L’incursore, l’uomo delle «imbucate», attacca la terra di nessuno, la fa diventare sua in una sola circostanza, e però il palo (21’) gli ricorda cosa sia la Macedonia: non si diventa bestie nere per caso. Ma il talento affoga, rimane distante dalle proprie potenzialità.
Raspadori (44’ st) sv
Impossibile inventarsi un numero tra quella folla.
Politano 5
La palla che sogni in qualsiasi riscaldamento, al 41’, è sul piede «buono», il sinistro, ma forse sarà una di quelle traiettorie irregolari oppure quel muro umano che si ritrova davanti, scopre il sapore acido dell’imprecazione al vento: con chi prendersela? Con Alioski oppure con se stesso, che comunque fatica e che rimane nello spogliatoio nell’intervallo.
Zaniolo (1’ st) 6
Ci mette subito quello che vuole Spalletti, rapidità di corsa e però anche di pensiero, una spiccata intraprendenza che aiuti a puntare dritto verso l’area di rigore partendo da destra, ma aggiungendoci estro. Fatto. Il fallo che concede alla Macedonia del Nord la punizione del pareggio è una leggerezza, ahilui, che gli annebbia la vista.
Immobile 6
L’inizio sa d’incoraggiamento, s’abbassa e poi riparte, insegue la linea dei difensori per giocarci sopra. Ma sono velleità e quella maglia, maledizione, sembra continui ad essere di piombo prima di trasformarsi leggera come un velo di felicità che Bardhi trappa via, proprio quando sembrava passata la nottata.
Zaccagni 5,5
Piccole tracce di un esterno che evapora rapidamente, assai prima di quanto si possa sospettare: dovrebbe essere un riferimento - anche lui - ma la partita finisce per inghiottirne la buona volontà.
Gnonto (37’ st) sv
Gioca parecchi palloni, per quel che può, e tenta la superiorità. Ma si ritrova in una gabbia, perché la Macedonia si è messa tutta a difesa del pari (giustamente).