Ha detto bene Luciano Spalletti, subito dopo il pareggio con l'Ucraina: "Adesso viene il bello". Ma il sorteggio del 2 dicembre è ancora lontano, così come le esercitazioni sulla quarta fascia e su chi ci toccherà affrontare in Germania. Perché, adesso, è il momento di elogiare il ct che in soli 81 giorni ha rifatto l'Italia portandola all'undicesima qualificazione alla fase finale dell'Europeo, vinto per due volte, nel '68 e nel 2021. Ricordate lo choc di Ferragosto? Le clamorose dimissioni di Mancini? Le nefaste profezie sul futuro della Nazionale per la quale Germania 2024 sembrava un miraggio? Ecco, rinfrescare la memoria è un esercizio istruttivo ora che gli azzurri ce l'hanno fatta. Soffrendo, è vero, nell'ultima mezz'ora di Leverkusen, dopo avere giocato bene per un'ora e avere gettato alle ortiche due nitide palle-gol, con Frattesi e Raspadori, prima di subire il veemente forcing dell'Ucraina che andrà ai playoff di marzo. Rebrov e i suoi giocatori hanno protestato per il rigore negato a Mudryk. C'era e, stavolta, l'Italia deve ringraziare l'arbitro e il Var che non se ne sono accorti. Ciò detto, rimane la grandezza del lavoro di Spalletti, capace di rimettere in carreggiata i campioni d'Europa dopo il clamoroso divorzio di Mancini dalla Figc, arrivando in cima alla prima montagna. Come dimenticare l'emergenza infortuni (alla vigilia del ritorno con la Macedonia, il ct aveva contato 11 indisponibili e uno squalificato (Di Lorenzo)? Come non rammentare il pareggio del 9 settembre a Skopje, a proposito del tabù macedone, alla buon'ora infranto con i 5 gol del 17 novembre? Nessuno sottace le difficoltà di rilanciare una Nazionale che nasce dal campionato in cui, nei primi dodici turni, settanta giocatori su cento sono stati stranieri.
Eppure, proprio qui sta la bravura di Spalletti, il cui orgoglio azzurro e lo spirito di attaccamento alla maglia dell'Italia sono sempre più apprezzabili. Il bilancio del successore di Mancini parla chiaro: 3 vittorie,1 pareggio, 1 sconfitta, 12 gol fatti, 7 subiti, centrata la qualificazione europea. Era il primo traguardo che Gravina aveva chiesto di tagliare all'allenatore campione d'Italia, ingaggiato perché portasse l'Italia fuori dalla tempesta d'agosto. D'ora in avanti, Spalletti avrà tempo e modo di programmare l'Europeo e costruire una squadra altamente competitiva attorno a Chiesa, a Leverkusen come a Roma il migliore in campo. Dopo le due brucianti eliminazioni consecutive dalla fase finale del Mondiale, questo non è più un Azzurro Tenebra. Soffrendo e sudando, siamo fuori dal tunnel. Finalmente.