De Rossi ha qualcosa di te?
«Credo di conoscerlo molto bene. Penso che il principale merito di Daniele, per quanto sta dando alla Roma, derivi dal fatto che fin dal primo giorno non si è voluto approfittare dell’immenso amore che i tifosi nutrono nei suoi confronti. Ha capito subito che quello poteva essere un vantaggio-boomerang e l’ha messo da parte per investire totalmente nel lavoro sul campo. Sa bene che le idee possono portare allo stadio in festa solo attraverso gli allenamenti settimanali. Non so se Daniele abbia qualcosa di me, ogni tanto però mi ricorda Mazzone, quando gli scoppia la vena ha atteggiamenti che appartenevano al grande Carletto».
L’ultima volta che ci siamo sentiti hai detto che volevi vincere due partite con la Nazionale. Due-due o due in senso lato?
«Mi sentirò allenatore della Nazionale soltanto quando avrò portato l’Italia avanti nell’Europeo».
A differenza di alcuni tuoi predecessori non ti sei ancora lamentato del ridotto bacino al quale puoi attingere.
A differenza di alcuni tuoi predecessori non ti sei ancora lamentato del ridotto bacino al quale puoi attingere.
«Che faccio? Accetto un compito e parto con gli alibi? La maglia della Nazionale è qualcosa di speciale. Quando arrivi in Nazionale sai che quella maglia la devi riempire. E la indossi per tutto il tempo. Devi allenarti bene nelle due ore dell’esercitazione, ma anche nelle 22 successive hai il dovere di tenere un comportamento adeguato. Meglio un giocatore un po’ meno qualitativo, ma moralmente integro. Tempo fa si è parlato anche troppo di una mia considerazione sul riposo, ossia sul fatto che bisogna essere riposati quando si va a giocare, questo banalissimo principio non può essere etichettato come codice Spalletti, ma come un dovere professionale inderogabile».
Immagino a chi ti riferisca.
«Non sforzarti, il discorso va interpretato in generale. Piuttosto...»
... piuttosto cosa?
... piuttosto cosa?
«...mi piacerebbe portare a Coverciano, quando ci ritroveremo per la preparazione agli Europei, quattro 10 mondiali, Baggio, Del Piero, Totti e Antognoni. Ne ho già parlato con Gravina. Pensa se quel 40 assistesse a un nostro allenamento: spingerebbe i ragazzi a elevare la prestazione... Presto partirà l’invito ufficiale della Federazione. Se vuoi posso parlarti anche di un 10 tra i pali e non solo».
Che faccio? Rifiuto Gigi?
Che faccio? Rifiuto Gigi?
«Conoscevo Buffon come grande portiere, uomo di calcio e leader di spogliatoio, ma in questo periodo insieme ho capito che è anche un grande amico e che il dirigente sarà all’altezza del campione che è stato. Dimostra di possedere qualità e conoscenze anche in un ruolo completamente nuovo… E se le parole non arrivassero basterà guardarlo per comprendere dove vogliamo andare».
Torniamo a Gravina, c’è chi dice che ti avesse contattato molto prima di metà agosto?
«Chi racconta una fesseria del genere dimentica che fu Mancini a rassegnare le dimissioni e le diede all’improvviso. Incontrai il presidente per la prima volta nei giorni seguenti e posso dire di averlo visto in grande difficoltà».
Per l’Europeo dobbiamo avere fiducia?
«La fiducia deve corrispondere all’amore che si prova per la Nazionale. Più la si ama e più fiducia si ha. Non dobbiamo temere nessuno, mettiamocelo in testa come chiodo fisso. Siamo il mezzo per raggiungere la piena felicità. La nostra e quella di chi ci vuole bene».
«L’Italia è la ragazza che ti ha fatto perdere la testa a 18 anni». L’hai detto tu.
«L’Italia è la ragazza che ti ha fatto perdere la testa a 18 anni». L’hai detto tu.
«Non è bellina?».
E, dopo la Nazionale, che ne sarà di Spalletti?
E, dopo la Nazionale, che ne sarà di Spalletti?
«Vivo sempre come se all’ultimo istante potessi cambiare il mio destino».
Per tutta l’intervista non ha smesso di ponderare le risposte, conciliando affondi autoanalitici e il momento del nostro calcio in acrobatico equilibrio tra doveri, etica, lavoro e responsabilità. Rispondendo alla domanda sul suo futuro si è concesso una chiosa alla Spalletti: «Il cuore ha le sue ragioni, ma talvolta la mente non le riconosce».