Spalletti ha 72 giorni di tempo per scegliere l’Italia, indovinare la strada verso il Mondiale 2026 e non sbandare più. È come un lento scivolare tra fughe in avanti, opportunità fallite e bruschi risvegli dentro un percorso di ricostruzione faticosissimo, distante dalla tradizione azzurra. Il 6 giugno a Oslo non potremo sbagliare, altrimenti il girone si metterà subito male e riapparirà l’incubo dei playoff. Haaland e i suoi fratelli, battendo stasera Israele dopo il 5-0 in Moldavia, ci potrebbero attendere in testa con 6 punti e una sontuosa differenza reti. Impossibile contenere l’ansia. Neppure la rimonta del Westfalenstadion cancella i soliti sospetti. Qual è la vera Italia e quanto peso va dato alla reazione? La Germania, conducendo 5-1 (risultato aggregato) e con la semifinale in tasca, si è concessa il lusso di sostituire Stiller, Goretzka, Musiala e Rüdiger, i migliori. Poteva finire peggio? Certo, se ne potevano prendere sei, come ha spiegato Spalletti, ma bisogna valutare perché l’Italia non abbia giocato, anzi sia stata presa a pallonate, per 45 minuti. Neppure il ct immaginava un’altra sbandata come con la Spagna all’Europeo. Assetto passivo, perso il centrocampo, Di Lorenzo e Udogie schiacciati in difesa senza contare il 2-0 di Musiala. Roba mai vista.
Spalletti, altro Tapiro: "Per quel gol ci sta bene"
Lucio ha urlato durante l’intervallo. «Ci ha ucciso il secondo gol, non si può prendere in quel modo». Cala l’attenzione. L e parole non servono, le figuracce sì. «Nello spogliatoio ho detto ai ragazzi che dovevano rendersi conto di ciò che stavamo facendo e che mi sarei aspettato una reazione». Valerio Staffelli, di “Striscia la Notizia” gli ha consegnato il Tapiro. È il terzo in carriera, finirà nella cantina di Montaione accanto agli altri due. «Per quel gol ci sta bene» ha risposto Spalletti. «Ora per il Mondiale sarà un po' più dura, ma vado avanti con questo gruppo». Postilla legata alla personalità. «Se uno va in campo e subisce la tensione che determina una partita di livello devo rendermi conto e poi andare a cercare altro».
Le scelte di Spalletti: chi rischia
No al ritorno del vecchio Acerbi, reclamato per Haaland, salvo emergenze. «Bastoni, Calafiori, Buongiorno e Di Lorenzo sono ottimi difensori» ha specificato Lucio senza nominare Gatti, a disagio nella difesa a tre. Se potesse rigiocarla, non inserirebbe lo juventino, che pure serviva nel gioco aereo. L’Italia dietro ha perso il palleggio di Di Lorenzo, davanti mancava un uomo e Lucio non cambia più modulo per evitare confusione. In realtà bisogna fare tutto, come ha dimostrato Nagelsmann. Senza Cambiaso e Dimarco, gli interpreti ideali, il 3-5-2 perde efficacia. Politano, soluzione di ricambio, è uno strappo alla regola del ringiovanimento. «Pafundi e altri trenta» era lo slogan di Mancini. Gravina, già prima dell’Europeo, chiedeva a Spalletti di ringiovanire. Il dubbio è perché il sistema italiano costringa i ct a dare visibilità ai ragazzi. Una volta ci pensava il campionato e in nazionale andavano quelli pronti. Illuminante replica. «Bisogna dire come stanno le cose, altrimenti chiamavo Zappacosta che gioca più di Bellanova e Ruggeri nell’Atalanta». Fiducia confermata a Maldini. Era l’unico, dice Lucio, a farsi dare il pallone senza paura sotto l’assedio tedesco. Altri sono spariti, nascondendosi. Il figlio di Paolo sostituito perché il ct voleva evitare il tracollo con Frattesi e avanzando Barella. Da qui, ci potete scommettere, ripartirà a Oslo.