
Caro presidente, un professionista come Spalletti non meritava la tristissima passerella di Reggio Emilia, né gli zuccherini di prammatica di Rimedio e Adani. Ma questa è solo la mia opinione, ciò che ho provato vedendo l’allenatore dello scudetto-spettacolo di Napoli, in piedi, lo sguardo assente. Come lui. Presente qualche fischio. Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro, io la penso così: in panchina poteva andare chiunque, non lui.
Presidente, i tuoi ti avranno detto che dai tribunali di media e social - tranne un paio di eccezioni, sempre le solite - sei stato condannato al patibolo poiché ritenuto il principale responsabile dello sfascio del calcio italiano. Immagino che ti importi pochissimo del dissenso popolare: ci convivi, e lo dribbli, più o meno serenamente da tempo, da quando cioè sei stato elevato al soglio pontificio di via Allegri. Di recente il 97 e passa per cento dei federali ti ha rivoluto: hai lavorato di fino, tanta politica, sei scaltro, preparato e sai come muoverti all’interno di regole elettorali talvolta assurde.
Essendo una persona particolarmente intelligente, ti sarai reso conto che sostituire Spalletti, da voi abbandonato negli ultimi giorni, con Ranieri - che adoro, lo ammetto - è come allungare un’aspirina a un malato terminale.
Non torno sulla farsa della conferenza stampa non condivisa con Luciano, che me l’ha reso più simpatico, perché quello che avevo da dire l’ho già detto e scritto.
Con l’umiltà che mi contraddistingue (...), ti invito a fare qualcosa di concreto: sei all’inizio dell’ultimo mandato e ho notato che, sconfitto Lotito, ti sei molto avvicinato a Marotta via Viglione (e ci sta). E allora perché non provate a imprimere una sterzata alla gestione cominciando a guardare dentro il calcio italiano e a trascurare l’esterno.
Potreste ad esempio rispondere con i fatti a questa domanda: perché i ragazzi che con le Under fanno benissimo a livello internazionale, spesso primeggiando, al momento del salto in A o in B vengono schiacciati da improponibili slovacchi, macedoni, croati e altri esponenti di scuole di secondo piano? Scarsi per scarsi, meglio i nostri. Lo sai che pochi anni fa Pafundi era tre volte più considerato di Doué l’ammazza-Inter? Si possono frenare gli appetiti perversi di certi soggetti con i bilanci in rosso fuoco?
I presidenti di club non vogliono aiutarti e allora aiutali tu con fermezza. Arrigo Sacchi invoca il cambiamento culturale. Da noi? Impossibile. Però so che qualcosa potete fare per restituire agli italiani un’Italia credibile: è dal 1998 che non presentiamo ai Mondiali una Nazionale di livello - unica eccezione quella del 2006 peraltro sotto federazione commissariata - ma potrei aggiungere quella dell’Euro 2021, vinto in circostanze particolari.
Presidente, Ranieri va benissimo. È tutto il resto che non funziona. E il capo sei tu.