Il dilemma di Gattuso: dieci gol fatti, ma dietro sbandiamo. Ecco cosa farà il ct per uscirne © LAPRESSE

Il dilemma di Gattuso: dieci gol fatti, ma dietro sbandiamo. Ecco cosa farà il ct per uscirne 

Mentre ormai vediamo l’ombra dei playoff, l'allenatore sta pensando a dare più equilibrio a Tonali e compagni: i dettagli
Fabrizio Patania
5 min

Kean e Retegui indivisibili, la pazza Italia da riequilibrare. Ecco il dilemma di Gattuso. Ha trasmesso coraggio agli azzurri, deve trovare la formula per proteggere e sistemare una difesa horror. Si fa presto il conto. Quattro gol da Israele, tre in Norvegia all’esordio nel girone, cinque dalla Germania a marzo nei quarti di Nations. Il totale fa 12 reti incassate nelle ultime 6 partite della Nazionale, gestione Spalletti compresa. Da settembre 2024, altri 8 gol subìti nel girone di Nations. Nel totale, dopo Euro24, gli azzurri hanno preso 20 reti in 12 partite. Solo con Estonia e Moldavia, Donnarumma è rimasto imbattuto. Tutti o quasi ci hanno segnato, persino Macedonia e Venezuela sotto la gestione Lucio. 

Italia, Kean e Retegui insieme 

Kean e Retegui sono un patrimonio su cui investire. Gattuso è entusiasta per il modo in cui si completano e finalizzano. Sono pericolosi, devono vedere la porta, Moise non verrà spostato sulla fascia. Il ct continuerà con le due punte centrali. Al conto ha aggiunto Raspadori, perché entra e segna. Non si torna indietro. Dieci gol in due partite sono la base da cui ripartire, ma serve equilibrio. Rino non sente suo il sistema a tre. L’Italia, peraltro, prendeva gol anche con il 3-5-2. Il successore di Spalletti era partito dall’idea di giocare con un solo centravanti e ora deve trovare la soluzione. Quale? Linee compatte, un 4-4-2 puro e più equilibrato, forse con Cambiaso tra gli esterni di centrocampo. Difendere di reparto, non a uomo, come sono abituati nei club quasi tutti i nostri difensori. Un sistema misto in cui si “rompa” la linea (un centrale esce in marcatura, l’altro copre) è possibile. Questo ha fatto capire nella notte di Debrecen. Gattuso ci ragionerà da qui a ottobre, ma l’input è chiaro. Dobbiamo continuare a segnare e vincere. Si va all’attacco, immaginando di prepararsi ai probabili playoff. 

Coraggio 

Un risultato, si può dire, lo ha già raggiunto, restituendo un’anima e l’orgoglio alla Nazionale. Tra errori, strafalcioni difensivi e omissioni, non ci siamo fatti mettere sotto. L’Italia ha reagito, ha contrastato, ogni volta è riuscita a rialzarsi. Il ct ha dato la scossa, entrando subito nella testa degli azzurri. Li ha fatti respirare e reagire. In Norvegia eravamo stati sommersi senza combattere come a Berlino con la Svizzera. Le motivazioni, la corsa e l’organizzazione degli israeliani di Ben Simon (loro affiatati e gli stessi o quasi di un anno fa, noi cambiati per 13 giocatori su 23) non sono da sottovalutare. Nove volte su dieci si perdono partite così sporche, brutte e cattive. Debrecen poteva essere la pietra tombale sul Mondiale, invece no, anche se Rino tra Estonia e Israele ha cambiato solo due titolari. Pochi. La prossima volta aumenterà il turnover. 

Gattuso, tradizione Milan 

Rino, nel post partita, con sano realismo e sincerità ha ammesso. «Lassù qualcuno ci vuole bene». Lo stellone dipinto di rossonero in Nazionale. Gattuso è l’ottavo commissario tecnico sui 23 della storia azzurra con un passato nel Milan. L’ultimo era stato Donadoni tra il 2006 e il 2008. Risalendo indietro nel tempo erano transitati dal club rossonero anche Vittorio Pozzo (da calciatore nel 1910), Gipo Viani, Ferruccio Valcareggi (stagione 1943/44), ovviamente Arrigo Sacchi, Cesare Maldini e Giovanni Trapattoni (in campo e in panchina) a cui Gattuso può essere accostato per diverse analogie. La prima: Coppa dei Campioni da calciatori. In panchina Trap era subentrato a Rocco e Maldini (dimissionari) nel 1974, Rino a Montella (esonerato) nel 2017. Aspettando Italia-Norvegia, ci conforta lo stadio. Gravina, forse non casualmente, ha scelto San Siro. Si gioca a casa Gattuso, ma ora serve un miracolo per il primo posto. 

 

 

 


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