Montespaccato Savoia, è festa Serie D: "Ha vinto la legalità"

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: "Da una società e un impianto confiscate alle mafie è nato uno spazio di libertà"
Montespaccato Savoia, è festa Serie D: "Ha vinto la legalità"
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ROMA – Una giornata da ricordare per il Montespaccato Savoia, che ha festeggiato in grande stile il ritorno in Serie D a 40 anni di distanza dalla prima volta. Ufficialmente promossi in quarta serie i ragazzi di Fabrizio Ferazzoli, dopo il primo posto nel girone A di Eccellenza laziale in questa stagione interrotta definitivamente dal coronavirus.

La storia

Più che una semplice squadra di calcio, quella del presidente dell’Ipab Asilo Savoia Massimiliano Monnanni: un percorso cominciato due anni fa con la confisca dell’impianto sportivo di via Stefano Vaj (periferia nord di Roma) e del Montespaccato stesso al clan mafioso dei Gambacurta da parte della Regione Lazio. “Senza rispetto delle regole non esiste vittoria. Ed oggi, qui, festeggiamo quella della legalità – ha esultato il presidente Monnanni -. Quando siamo arrivati, due anni fa, abbiamo trovato una squadra retrocessa in Promozione e con grandi difficoltà economiche. Ora, invece, possiamo festeggiare la Serie D, il ritorno sugli spalti, e in campo, di tanti ragazzi del quartiere”. Per il Montespaccato Savoia non solo calcio, ma integrazione sociale con il coinvolgimento dell’intera borgata romana, prima ostaggio delle mafie.

“Lo Stato c’è, si possono vincere anche le battaglie più difficili”

Oltre al Montespaccato al gran completo, tra prima squadra e formazione juniores, spicca la presenza del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che può affermare di aver dato il là al miracolo Montespaccato: “Dopo la confisca ho ricevuto una mail di un abitante del quartiere che mi ha chiesto come in questa borgata servisse uno spazio di aggregazione sociale – ha rivelato Zingaretti - . E da un terreno confiscato alle mafie è nato uno spazio di libertà e legalità: la dimostrazione che lo Stato c’è e può vincere anche le battaglie più difficili. Ed è proprio in giornate come queste che non possiamo dimenticare chi è morto per mano mafiosa, come Don Pino Puglisi (a cui è stato intitolato l’impianto sportivo). Hanno ucciso lui, ma non le sue idee”.


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