Benitez scrive per noi: «Un'Italia che mi piace»

L'opinione del tecnico spagnolo sul Mondiale brasiliano: «E' inevitabile partire dalla Nazionale di Prandelli, dalla sua capacità di essere squadra, dalla dimostrazione - attraverso una grandissima partita con l’Inghilterra - di avere a disposizione giocatori di assoluto livello. L’eco di quel successo non si è spenta, perché in Italia-Inghilterra sono emerse indicazioni importanti»
Rafa Benitez
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ROMA - L’immagine simbolo della prima fase che si è appena conclusa va scelta in un album che è ricco di squadre e di personaggi-chiave: si potrebbe raccontare del Brasile e di Neymar, della Germania e di Müller, dell’Olanda con la difesa a cinque (come i gol che ha poi segnato), dello shock della Spagna, ma è inevitabile partire dall’Italia, dalla sua capacità di essere squadra, dalla dimostrazione - attraverso una grandissima partita con l’Inghilterra - di avere a disposizione giocatori di assoluto livello. L’eco di quel successo non si è spenta, perché in Italia-Inghilterra sono emerse indicazioni importanti: intanto, la semplicità nel mutare pelle, trasformando la propria difesa con l’abbassamento di De Rossi e l’innalzamento degli esterni; e poi la naturalezza con cui la squadra sa palleggiare proprio grazie allo stesso De Rossi, ma soprattutto a Pirlo e a Verratti (bravissimo nell’andare a fare pressing sulle giocate di Gerrard). A distanza di qualche giorno, sono sempre vive le difficoltà accusate dall’Inghilterra soprattutto sulla propria destra, laddove l’attaccava Darmian, zona nella quale Rooney - un attaccante «dentro», dunque un calciatore costretto a doversi muovere in una zona che solitamente non gli compete - ha sofferto; ma è anche vero che l’Italia ha saputo far male pure sulla sinistra degli uomini di Hodgson, con Candreva, la fascia dalla quale è nato il gol del raddoppio.

E’ stata una prova di forza, quella degli uomini di Prandelli, ed anche la conferma che c’è un gruppo pieno di talento, al quale vincere il girone può dare ulteriore stima. Chi l’avrebbe detto che alla seconda giornata saremmo già arrivati a verificare quale sia il destino di alcune grandi? Inghilterra-Uruguay si giocano praticamente la qualificazione, è una sorta di spareggio nel quale potrà incidere - dipenderà dalla condizione fisica - la presenza di un calciatore determinante come Suarez; ma il destino lo mette in palio anche la Spagna contro il Cile e stavolta ai campioni del mondo uscenti non basterà vincere ma servirà anche segnare tanto, per evitare di dover poi fronteggiare la differenza reti.

E’ stata una prima fase entusiasmante, ricca di reti, persino con sorprese che - personalmente - non mi sarei aspettato. Ho provato a metter su la griglia del futuro, a rileggere i risultati, persino ad immaginare le prospettive e le possibili sfide che arriveranno agli ottavi, magari ai quarti: ho rivisto nella prima partita la capacità offensiva del Brasile (inutile star qui a parlare ancora del rigore), la voglia di attaccare, l’intraprendenza di Neymar e di Oscar; c’è qualità ed i favoriti restano loro nonostante il passo falso di ieri sera. E’ stata sorprendente l’Olanda nella sua disposizione tattica e ora, con quel pieno di ottimismo che un successo così rotondo genera, tutto può venire più facile. Ho passato in rassegna girone per girone questo Mondiale attraente, nel quale tatticamente - tra le novità - va inserita anche la scelta provvisoria dell’Argentina di tentare di difendere a tre (o a cinque, fate voi): decisione poi modificata a gara in corso per rimettersi a quattro, per attaccare anche attraverso il «nostro » Higuain. Mi è sembrato tutto sin troppo facile per la Francia, che con la Svizzera dovrebbe passare il turno; e ho il sospetto che il Portogallo possa seriamente rischiare contro gli Usa, dovendo rinunciare a ben tre calciatori (due per infortunio ed uno per squalifica). Ma questi primi sei giorni di Mondiale hanno contribuito ad arricchire l’estate d’un buon livello di calcio, nel quale l’Italia s’è inserita con autorevolezza. Però siamo appena all’inizio, il bello sta per venire.

di Rafa Benitez

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