C'era una svolta in Russia

C'era una svolta in Russia
Ivan Zazzaroni
3 min

Il ciapanò, o ciapa no, conosciuto anche come traversone, altro non è che il tressette a non prendere. Rispetto al tressette classico, lo scopo è fare meno punti possibile: chi raggiunge i 21 esce dalla partita. Da un paio di settimane il ciapanò è assai diffuso anche in Russia dove ha - a questo punto aveva - sostituito la playstation nei ritiri di Germania, Polonia, Argentina, Portogallo e Spagna. Evidentemente con più che spiacevoli effetti sul campo. La Spagna è stata in ordine di tempo l’ultima ad arrivare a ventuno. La nazionale campione del mondo 2010 è apparsa ubriaca di tikitaka che, permettetemi lo spagnolismo, ha ormai rotto le palle toccando punti di prevedibilità e noia senza precedenti: nei 120 minuti con la modesta Russia Busquets, Silva, Koke e compagnia hanno superato addirittura i mille passaggi, calcio lento e orizzontale, tessendo una ragnatela attorno ai pullman parcheggiati senza disco orario da Cherchesov che ha fruttato un autogol, qualche occasione e introdotto la sconfitta ai rigori – eroe del giorno, Igor Akinfeev, il portiere eterno, nonostante abbia soltanto 32 anni, al quale Fabio Capello non ricorrerebbe di nuovo nemmeno per dare un occhio al dammuso di Pantelleria. Stiamo assistendo al Mondiale delle involuzioni eccellenti e della svolta generazionale anticipata peraltro di qualche settimana: l’ultimo di Iniesta, Messi, probabilmente anche di Cristiano Ronaldo, e di Neuer, Ramos, Silva. Un Mondiale che nessuno avrebbe immaginato così sorprendente e ripetutamente scioccante. Ma non mediocre.

Ai tanti che sostengono si tratti di un’edizione di basso livello vorrei ricordare la qualità non eccezionale degli ultimi due. Io lo trovo divertente e intrigante oltre che curiosamente italiano, nel senso che stanno prevalendo i caratteri tattici e i valori sui quali tradizionalmente investiamo noi – titolo nel 2006, finale con la Spagna a Euro 2012, uscita da Euro 2016 ai rigori con la Germania ma con una nazionale che metteva insieme Pellé e Zaza, Giaccherini e Parolo, Florenzi e Darmian, e Eder, tutti buoni, nessun fenomeno. Quali caratteri e quali valori? L’organizzazione difensiva, ad esempio, e poi la coesione del gruppo (Uruguay), l’impegno, il multitasking, l’attenzione (Russia), la pancia vuota e il cuore pieno (Francia), la lucidità. Ieri, persi per strada dieci palloni d’oro che nessuno ci restituirà, abbiamo giocato un po’ col titolo di prima pagina ricorrendo al paradosso del Giappone ancora in corsa: il sospetto, ora, è che quel divertissement possa tradursi in un indimenticabile scherzo del destino.


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