Victor Hugo Morales: «Maradona, l'Italia e l'aquilone cosmico»

Abbiamo incontrato il telecronista sudamericano più famoso di tutti i tempi. E ci ha regalato un audio inedito sulla finale tra Italia e Germania dei Mondiali del 1982
Victor Hugo Morales: «Maradona, l'Italia e l'aquilone cosmico»
Cristiano Sala
15 min

«...la tocca per Diego, ecco, ce l'ha Maradona. Lo marcano in due, tocca la palla Maradona, avanza sulla destra il genio del calcio mondiale. Può toccarla per Burruchaga.. sempre Maradona.. genio, genio, genio.. Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta... goooooooooool... voglio piangere.. Dio Santo, viva il calcio.. golaaaaaazooo.. Diegooooooool.. Maradona.. c'è da piangere, scusatemi.. Maradona in una corsa memorabile, la giocata migliore di tutti i tempi.. aquilone cosmico.. Da che pianeta sei venuto?, per lasciare lungo la strada così tanti inglesi? Perché il Paese sia un pugno chiuso che esulta per l'Argentina... Argentina 2, Inghilterra 0.. Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona... Grazie, Dio, per il calcio, per Maradona, per queste lacrime, per questo Argentina 2, Inghilterra 0»

MOSCA (RUSSIA) - «Dante Alighieri non ha mai potuto incontrare la sua Beatrice. Io sì». Victor Hugo Morales è accanto a sua moglie, Musa del più grande telecronista sudamericano di tutti i tempi. Quarant’anni insieme. Da Montevideo, Uruguay, fino a Buenos Aires, Argentina. Oggi a Mosca, per raccontare un altro campionato del mondo. Nel sottofondo “Rassia, Rassia” sulla stessa tonalità delle trombette delle finali intercontinentali di Tokyo nelle notti dei Campioni. La Russia ha battuto la Spagna, Morales ha già commentato l’incredibile risultato con Diego Armando Maradona su TeleSUR, tv venezuelana.  

Se un regista avesse dovuto scegliere una scenografia, avrebbe sicuramente scelto quella dei campionati del Mondo. Qui siamo. E allora capo batti il ciak, comincia l’intervista all’inventore dell’aquilone cosmico…

22 Giugno 1986, Argentina-Inghilterra, campionati del mondo in Messico. Il gol del secolo di Maradona che taglia il campo e la storia del football. La sua telecronaca viene recitata a memoria dai tifosi, anche qui in Russia.
La mia intenzione era andare oltre le immagini, come sempre. Quella giocata di Maradona me lo ha concesso. Se lo avesse fatto un altro non avrei potuto dire quelle cose. Fu un’opera d’arte di Diego, per questo ho potuto "esagerare". Ero un attore che recitava davanti a un copione non scritto. La spontaneità è decisiva, inutile prepararsi prima. Come nel 1981 quando a Firenze dissi così a proposito di un gol di Diego alla Fiorentina: «Se Michelangelo lo vedesse, lo dipingerebbe». L’ispirazione mi arrivò da quella splendida città.


 
Genialità coltivate e cresciute in radio, il suo habitat naturale.
Oggi tutto è cambiato, vengono trasmesse centinaia di partite in televisione, ci sono le immagini. Comandano loro. E’ un tempo diverso dal mio. Quando facevo il “relator”, 30 anni fa in radio la gente non vedeva tutto quello che vede adesso, potevo lavorare con l’immaginazione. L’arma più importante dell’uomo della radio. Immaginare e fare immaginare. Adesso l’ascoltatore vede, tutto. Come fai ad emozionarlo? Il pubblico ha perso la verginità che aveva in un epoca in cui non poteva vedere. E oggi il giornalista è diventato come una guida. Per esempio, sto vedendo un quadro e accanto a me c’è uno che mi spiega da dove viene la luce che illumina un volto eccetera. Ecco, in quel momento vedo meglio il dipinto, da un altro punto di vista. Noi siamo preparati per vedere un po’ più a fondo rispetto alla gente normale.

Quando ha cominciato a fare il “relator”?
La prima telecronaca che ho fatto nella mia vita è Nacional de Montevideo e una selezione argentina.

Guarda il destino…
Sì. Ho iniziato a fare il giornalista in Uruguay per una radio che trasmetteva il segnale in Argentina. Si chiamava Radio Colonia, i padroni erano argentini. Nel frattempo studiavo Giurisprudenza ma non mi piaceva, preferivo il giornalismo. Dopo 10 anni a Montevideo, nel 1981, mi arriva un’offerta da Radio El Mundo di Buenos Aires. Per tutti quanti noi la capitale argentina era La Mecca, ho accettato l’offerta e sono partito. E poi dici il destino. Il 22 febbraio 1981 faccio la mia prima radiocronaca in Argentina, Boca Juniors-Talleres de Córdoba: lo stesso giorno del debutto di Diego. La mia vita è legata alla “mano del Diez”.

Arriva in Argentina dove da 7 anni è morto Peron. Che atmosfera si respirava?
Erano gli ultimi tre anni di una dittatura. Un’epoca cattiva, si dice così? Erano anni difficili, poi per fortuna è tornata la democrazia. Mi occupavo di sport, dunque era diverso per noi fare informazione. Certo qualcosa la dicevamo ma sempre nel nostro contesto. Giochi di parole, riferite alla politica, inserite in un racconto sportivo. 

(Beatrice sorride). Perché?
Glielo racconti tu Victor?

Ora siamo davvero curiosi...
Quando Victor mi faceva la corte (parla Beatrice) faceva già il giornalista. Mia madre non era molto convinta perché tra di noi c’è una bella differenza d’età. Lui mi mandava dei messaggi d’amore cifrati dalla televisione, durante le trasmissioni. Una sera mia madre, Miriam, viene in camera mia e mi fa: “Ti ha dato il primo bacio?”. Aveva capito il messaggio cifrato di Victor.

Victor, altro che barrilete cósmico…
Un giorno sono anche andato al ballo della scuola con lei, ho chiesto un bicchiere di whiskey e mi dissero che avevano solo la Coca-Cola. E poi un’altra volta ho guidato da Rio de Janeiro a Punta del Este per raggiungerla in tempo: 2300 chilometri in una notte.

(Victor Hugo Morales ci sta parlando in italiano, vuole raccontarci la sua storia con la lingua del paese che ama profondamente)
Se potessi tornare indietro, tornerei ai Mondiali del 1990. L’epoca della felicità: Roma, Torino, Milano, Firenze, Napoli. Con “Caruso” di Lucio Dalla in sottofondo. E poi non posso dimenticare la Coppa del Mondo del 1982, mi ricordo il giorno dopo la finale quando Bearzot arrivò in sala stampa e disse “Allora?” guardando in faccia i giornalisti che lo avevano criticato per tutto il Mondiale. Devo avere da qualche parte la registrazione della telecronaca di Italia-Germania. Ti può interessare?

(Ci va di traverso l’acqua minerale). Certo!

Il suo rapporto con Diego Armando Maradona. 
Quando Napoleone è andato in Egitto voleva gli storici con lui, perché dovevano raccontare le sue gesta. Scrivendo romanzi o racconti. Abbiamo cominciato insieme con Diego e lui mi ha dato la possibilità di diventare famoso. A lui devo tanto per la mia carriera. Ma sono passati molti anni e ci diamo ancora del Lei. Tutti vogliono fare con Maradona l’intervista della vita, io non ho mai avuto l’intenzione di fare una cosa del genere per me. Per la mia fama. Farei un danno a Diego. Non sono mai stato amico dei giocatori, a parte con Carrasco (Juan Ramón Carrasco Torres, ha giocato fino a 45 anni). Un giorno lui sbagliò un passaggio, dissi in radiocronaca che la colpa era del terreno di gioco: in quel momento capii che non si può essere amici dei calciatori…

In Italia parliamo molto della crisi dei giornali. Lei che non usa internet e non ha uno smartphone (Beatrice Morales veicola tutte le richieste per suo marito) cosa pensa a proposito di questo argomento?
La diffusione delle nuove tecnologie ha contribuito a questa crisi soprattutto nel modo di leggere. Le notizie web e quelle che leggiamo attraverso i cellulari non hanno letteratura. E’ un’informazione usa e getta di non più di 2000 caratteri. Il giornalismo deve avere letteratura e la puoi trovare solo sulla carta stampata. 

Una figlia attrice che vive a Buenos Aires, un figlio giornalista che vive a New York. 
Ai giovani che vogliono fare il nostro mestiere dico: leggete tutto quello che potete. La lettura migliora la capacità di pensiero. Il volo della mente è superiore. La gente normalmente parla con 300 parole, il giornalista deve farlo con 600/700 parole. E questo è solo possibile grazie alla lettura. E’ anche molto utile andare a teatro, andare al cinema. Il giornalista sportivo, almeno in Uruguay e Argentina, parla solo di calcio. La differenza che ho notato nel mio caso arriva dalla preparazione. Io non sono colto, io amo la cultura. Alessandro Baricco è colto, Tomasi da Lampedusa era colto. Alla fine però consigli veri non esistono. Di sicuro sono contrario alle scuole di giornalismo sportivo, non ci credo assolutamente. Chi può insegnarti a scrivere o a parlare? Sulla mia lapide dovrà esserci scritto: “Non ha voluto fare una scuola di giornalismo”. 

Lucas Castro, giocatore del Cagliari, ha trasformato in canzone la telecronaca di Victor Hugo Morales

 

Un relato inolvidable de Víctor Hugo hecho canción de una banda que encontré y queria compartirlo con ustedes! Espero les guste! @_diegomaradona_10 @diegomaradonajunior "La va a tocar para Diego: ahí la tiene Maradona; lo marcan dos, pisa la pelota Maradona. Arranca por la derecha el genio de fútbol mundial, y deja el tercero ¡y Siempre Maradona... ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta... ¡Goooooolll!! ¡Goooooolll! ¡Quiero llorar! ¡Dios santo! ¡Viva el fútbol! ¡Golaazo! ¡Diegooooo! ¡Maradooona! ¡Es para llorar, perdóneme! Maradona, en una corrida memorable, en la jugada de todos los tiempos, barrilete cósmico, ¿de qué planeta viniste? Para dejar en el camino tanto inglés, para que el país sea un puño apretado, gritando por Argentina... Argentina dos; Inglaterra cero. ¡Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona! Gracias Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por éste... Argentina dos; Inglaterra cero."

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