Non ci posso credere!

di Ivan Zazzaroni
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Ronaldo quello che ci faceva seguire Real-Barça in tv con occhi e cuore simil-spagnoli: con lui (e Messi) in campo il Clàsico era sempre un appuntamento imperdibile; Ronaldo quello delle tre Champions consecutive; Ronaldo quello della rovesciata acrobatica applaudita da tutto lo Stadium, un’ovazione che lo toccò nel profondo. Ecco, proprio quel Ronaldo oggi è della Juve.

Non ci ho creduto fin dal primo istante: ricordo ancora quando una quarantina di giorni fa – ora so che cominciarono a trattare subito dopo la finale di Kiev - un collega telefonò per chiedermi, dopo cinque minuti di cazzeggio, folclore giornalistico e belìn, se avessi in mente di pubblicare qualcosa sulla madre di tutte le voci di mercato. Non giocava con la fantasia, l’amico: solo, pensavo che fosse impossibile convincere una delle due stelle più luminose del calcio a chiudere la carriera in Italia, in un campionato un po’ svilito, negli stadi di una federazione che aveva mancato dopo 60 anni l’appuntamento col Mondiale.

Grazie al cielo mi sbagliavo: le mandrakate almeno una volta nella vita riescono, ad Andrea Agnelli è riuscita, e allora Cristiano allo Stirpe, al Mazza, al Castellani. Non ci ho creduto, ma adesso sono strafelice poiché dirigo il giornale sportivo che seguirà il campionato di Cristiano e del Napoli di Ancelotti, e di un’Inter più competitiva e ambiziosa, e di una Roma fresca e attrezzata (a questo punto la cessione di Alisson sarebbe un indebolimento inaccettabile), e di una Lazio che centrerà il colpo a sorpresa, e di un Milan che ha solo apparentemente toccato il fondo: con Elliott può davvero pensarsi al futuro.

Ronaldo, 451 gol in 438 partite e 16 titoli con la maglia del Real, è costato 117 milioni, l’accordo con Perez era blindato da giorni: presto conosceremo gli altri numeri, anche se non si discosteranno da quelli già pubblicati, 4 anni a poco meno di 60 milioni lordi a stagione; in sostanza ogni Pallone d’oro costerà alla Juve non meno di 70 milioni.

Sono strafelice anche perché proprio con il Corriere dello Sport-Stadio vissi l’intera epopea - breve, purtroppo - dell’altro Ronaldo, il Fenomeno, che lasciò il Barcellona più o meno nello stesso modo: rompendo di brutto, scegliendo personalmente la destinazione finale, l’Inter di Massimo Moratti - curiosamente, anche vent’anni fa la trattativa fu sviluppata in gran parte da Giovanni Branchini, l’agente che sempre insieme a Mendes aveva portato CR7, giovanissimo, a Manchester.

Ieri nel blitz di Andrea in Grecia ho ritrovato più Moratti che un Agnelli: la Famiglia coltivava la riservatezza, era emotivamente trattenuta, Andrea è stato invece plateale, quasi provocatorio, con un’energia e un’originalità che hanno lasciato stupefatti. Ma dopo un colpo del genere, solo complimenti.

 


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