Mondiale, benvenuti alla fiera dei 2565 gol

Ronaldo senza rivali nei numeri, ma come a Messi gli manca il titolo assoluto. Neymar staccato di due reti da Pelé, Lewandowski e Milik lanciano la Polonia. E il Belgio ha il potenziale offensivo migliore
Mondiale, benvenuti alla fiera dei 2565 gol
Stefano Chioffi
7 min

Il cinema lo apre Harry Kane. In Qatar comincia il grande film dei centravanti, quelli che possono cambiare la sceneggiatura di questo Mondiale, dove la prima incognita è legata al clima e all’umidità, gli avversari invisibili. Spettacolo e divertimento, con l’Italia rimasta tagliata fuori dal party: un patrimonio di 2.565 gol, considerando la somma di quelli segnati in nazionale da tutti gli attaccanti sbarcati a Doha. Appuntamento al Khalifa International Stadium, all’ora di pranzo. Kane si presenta con due compiti: vuole ripetere il capolavoro del 1966 firmato da Bobby Charlton in compagnia di Geoff Hurst e sfilarsi l’etichetta appiccicosa di eterno secondo, dopo la medaglia d’argento in Champions con il Tottenham, sconfitto in finale nel 2019 dal Liverpool, e la delusione all’ultimo Europeo contro l’Italia di Mancini. Doha si è trasformata nella casa itinerante del gol, con i suoi stadi a forma di acquario, anche se mancano all’appello diversi ambasciatori: da Haaland, eliminato con la Norvegia, fino a Benzema, che si è infortunato sabato chiudendo così il 2022 senza altre cerimonie d’onore, dopo la Champions vinta con il Real e il Pallone d’Oro, quinto francese ad averlo ricevuto percorrendo la strada di Kopa, Platini, Papin e Zidane. Niente Qatar anche per il senegalese Sadio Mané, operato al perone.

La festa del gol

Kane apre la festa: vetrina per il capocannoniere di Russia 2018, in attesa di Ronaldo, Messi, Neymar e del resto della comitiva. CR7 ha chiuso sulle pagine del Sun ogni discorso legato al Manchester United e insegue l’infinito: 117 gol con il Portogallo. Unico e senza rivali nella classifica di tutti i tempi. Alla sua collezione di 33 trofei (compresi l’Europeo e la Nations League) manca però il Mondiale. Proprio come a Messi, 91 gol con l’Argentina. E a Neymar, 75 reti con il Brasile: in Qatar spera di sorpassare il mitico Pelé (a quota 77) e di aiutare Tite - bisnonni veneti - a diventare il sesto ct della Seleçao ad alzare la Coppa dopo Vicente Feola, Aymoré Moreira, Mario Zagallo, Carlos Alberto Parreira e Felipe Scolari. Nel giro di novantasei ore, tra oggi e giovedì, il Qatar assisterà a una lunga sfilata di attaccanti: da Messi a Lautaro, da Mbappé a Giroud, da Lewandowski a Milik, da Vinicius Junior a Rafael Leão (che nel Portogallo non ha mai segnato), da Suarez a Nuñez, da Müller a Morata, da Dybala a Julian Alvarez, da Depay a Bergwijn, da Vlahovic a Mitrovic, da Son a Cavani, da Sterling a Rashford, da Lozano a En-Nesyri , da Kramaric a Choupo-Moting, da Griezmann ad Aboubakar (33 gol nel Camerun, il giocatore africano con la migliore media tra le nazionali del suo continente presenti in Qatar), da Boulaye Dia a Dolberg, da Hazard a Mertens, aspettando il rientro di Lukaku, costretto a saltare le prime due partite con il Canada e il Marocco.

I bomber del passato

A volte, come insegna la storia, chi vince il titolo di capocannoniere risale sull’aereo anche con la Coppa. Era capitato nel 1962 ai brasiliani Garrincha e Vavà: quattro gol per l’ala del Botafogo e altrettanti per la punta del Palmeiras. Tradizione proseguita da Mario Kempes nel 1978 con l’Argentina e da Paolo Rossi nel 1982 con l’Italia di Bearzot: sei gol a testa e un posto tra le leggende. Magia che si è ripetuta nel 2002, in Corea e Giappone: Ronaldo, a segno otto volte, asfaltò la strada alla Seleçao. E anche nel 2010, in Sudafrica, una delle chiavi del trionfo fu rappresentata da David Villa, cinque perle per spingere in cima alla montagna la Spagna di Vicente Del Bosque. In altre occasioni, invece, questo trono si è rivelato solo un premio di consolazione. Come nel caso di Guillermo Stabile, soprannominato “el filtrador”, ex Huracan, Genoa e Napoli, otto reti con l’Argentina, battuta nel 1930 dall’Uruguay di Alberto Suppici, il primo ct a lasciare un’impronta. Stesso destino di Ademir, centravanti del Vasco da Gama, che realizzò nove reti nel 1950 con il Brasile perdendo poi la finale al Maracanà contro l’Uruguay.

La sorpresa Valencia

Contando solo i gol in nazionale degli attaccanti, il Belgio si presenta con i numeri migliori: 174. Un podio virtuale completato dall’Argentina (151) e dal Portogallo (141). Precedono l’Uruguay (133), la Francia (128) e il Brasile (121). Campioni da sogno, che hanno un ingaggio e un prezzo per sceicchi, ma anche possibili sorprese: è il caso di Enner Valencia, ecuadoriano del Fenerbahçe, che ha debuttato ieri con una doppietta al Qatar. Ha trentatré anni e in passato ha sfiorato la Serie A. Nell’estate del 2016, prima che Lotito scegliesse Simone Inzaghi come allenatore, Marcelo Bielsa aveva provato a portarlo alla Lazio: un affare saltato dopo il litigio tra il tecnico argentino e il presidente. Enner Valencia si è preso la scena. Così come oggi, dopo la sfida dell’Inghilterra con l’Iran, cercherà di farsi scoprire Cody Gakpo, attaccante del Psv Eindhoven e dell’Olanda: è l’ultima intuizione di Van Gaal, 71 anni, il nonno dei ct. Origini togolesi e ghanesi. Curiosità per Timothy Weah, gioiello del Lille e degli Stati Uniti: è il figlio dell’ex milanista George, ora presidente della Liberia. Giocherà in coppia con Pulisic, talento del Chelsea: insieme affronteranno il Galles di Bale. Il Giappone si affiderà a Minamino, svezzato da Klopp nel Liverpool e adesso protagonista nel Monaco. Il Costa Rica punta ancora su Joel Campbell, ex Frosinone. Mentre tanti dirigenti seguiranno il canadese Jonathan David, classe 2000, nove gol e tre assist in Ligue 1: nel Lille ha preso il posto di Osimhen e costa 45 milioni.


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