Imbriani giramondo nel nome del fratello: è stato in 115 paesi

Un campo da calcio in ogni continente da dedicare a Carmelo: «Orgogliosi di lui»
Imbriani giramondo nel nome del fratello: è stato in 115 paesi
Roberto Maida
3 min

INVIATO A DOHA - Da quasi dieci anni sta girando il mondo in autostop per raccontare la storia del fratello: Gianpaolo Imbriani vive in funzione del ricordo di Carmelo, calciatore e allenatore scomparso nel 2013 a 37 anni dopo la lunga battaglia contro un linfoma. Approfittando del Mondiale, in questi giorni è a Doha. «Ma non per le partite - racconta - mi piace respirare l’atmosfera. Ero in Arabia Saudita, ho preso un permesso grazie a un contatto in loco e ho superato il confine». A 42 anni viaggia con due zaini dormendo sempre in posti diversi, attraverso un meccanismo molto popolare tra i giovani: il couch surfing. In pratica chiedi di poter essere ospitato su un divano (couch appunto), impegnandoti sul web a ricambiare l’ospitalità quando necessario. «Ho fatto già 12 volte il giro del mondo - spiega - e 490.000 chilometri. Mi aiuta a non pensare alla tragedia che ho vissuto e a diffondere la storia di Carmelo a tutti. Ma mi mancano ancora molti Paesi: ne ho visti solo 115, per il momento». Solo.  

Gli inizi

Ha cominciato quasi per caso: «Pochi giorni dopo la scomparsa di Carmelo, sono partito con un amico per Trieste e sono arrivato in Slovenia. Era solo un modo per distrarmi. Poi mi è successa una cosa strana: ho sentito un contatto sul braccio». Lo mostra, ha i tatuaggi dedicati al fratello ovunque: «Dentro di me ho pensato fosse lui, anche se in realtà era stata una folata di vento che mi aveva fatto sbattere contro il laccio dello zaino. In quel momento ho avuto una sorta di illuminazione. Poi ho chiesto un passaggio in macchina a una signora, che gentilmente mi ha portato alla stazione del treno. Da lì ho fatto Montenegro, Serbia e non mi sono più fermato». Ha continuato un Paese dopo l’altro grazie alla stupefacente disponibilità degli automobilisti: «Credetemi, l’autostop è più semplice di quello che si pensi. Ci sono tante belle persone che si possono incontrare nel mondo. E poi è un sistema economico per muoversi».

Il progetto

Per finanziare le sue iniziative, Gianpaolo ha creato una fondazione. Ma non ha mai abbandonato l’attività di cameriere, che gli permette di guadagnare il denaro necessario a viaggiare: «Beh, se devi attraversare un oceano ovviamente hai bisogno di un aereo. E quello ha un costo. Faccio cinque mesi all’anno la stagione estiva in Sardegna, per il resto spero di raccogliere fondi con il libro che ho scritto». Si chiama “La storia di una promessa”, l’ha scritto di suo pugno: «L’obiettivo è arrivare a costruire cinque campi di calcio intitolati a Carmelo in cinque continenti. Per ora ne sono stati realizzati uno a Benevento, dove lui giocava, e uno in Tanzania. Ma il lavoro non è finito. Spero che la vicenda di mio fratello possa stimolare i bambini a inseguire i loro sogni. In qualche modo il calciatore Imbriani continuerà a vivere nelle speranze degli altri in modo che i suoi figli, i miei nipoti, possano essere orgogliosi di lui».


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