Se gli inglesi si mettono a ballare

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Se gli inglesi si mettono a ballare© Fabio Ferrari/LaPresse
Marco Evangelisti
4 min

Inghilterra contro Francia suona sempre bene. Tristano, Lancillotto, Eleonora d’Aquitania, Azincourt, il generale La Fayette e tutto quello che volete metterci dentro per far gonfiare il petto agli uni o agli altri. L’Inghilterra si picca di avere inventato il calcio e la Francia lo sport moderno. Vi è qualche differenza tra questo quarto di finale e gli altri. È l’unico tra due squadre partite per arrivare in fondo. Fino a questa sera c’erano dovunque una favorita e un’avversaria animata da eroici furori, poco importa che poi gli eroici furori per esempio della Croazia spazzino via il sussiego di chi si sente superiore. Nella gara che chiude il programma del turno, com’è giusto sia, si concentra il massimo consumo di tensione.

È una di quelle partite in grado di rovesciare le culture e le abitudini. Guardate la Francia: non vola una mosca, in una Nazionale che non si era mai preoccupata di tenere tappati in albergo malumori, frizioni, nausee da competizione, incompatibilità personali. In anni passati persino le differenze di fede religiosa sono diventate motivo di dibattito pubblico, sulla scia degli avvenimenti politici internazionali. Non siamo nella casa del Grande Fratello, le notizie filtrano per osmosi in un verso e nell’altro. Questa volta però il limite superiore dell’incertezza riguarda qualcosa di cui in realtà nessuno si preoccupa: se a Didier Deschamps verrà riconosciuto comunque, e finalmente, il valore aggiunto del suo operato (il titolo mondiale 2018 e la Nations League 2021) oppure se verrà davvero scollato dal posto per fare spazio a Zidane, come la fredda volontà popolare pretende da tempo. Lì dentro si lasciano sbranare dall’ansia in silenzio, il che solitamente non fa bene. Significa però che tengono a confermarsi possessori della coppa e ci credono davvero.

Gli inglesi, invece. Seri, spartani e silenti. Finché partivano per suonare, tornando con le pive nel sacco. Lo sapete: non vincono un bel niente dal 1966. Così hanno deciso di cambiare approccio. Ne danno il merito a Gareth Southgate, tanto da avergli promesso il rinnovo del contatto fino al 2024. The Guardian, quotidiano prestigioso, ha documentato un’atmosfera insolita: animi lievi, risate frequenti, clima amichevole. Insomma, sembra di stare in mezzo a una squadra là dove fiorivano ego fosforescenti.

Southgate ha partecipato tempo fa a un convegno insieme con i principali tecnici di altri sport: rugby, cricket e tutto ciò che piace agli inglesi. Ha scoperto un mondo alternativo, dove l’angoscia delle lunghe vigilie diventa piacere di stare insieme, allegria di vivere e confrontarsi con gli avversari. Quando scendi in campo non hai tempo per ridere, ma prima sì. Arrivati in Qatar, i giocatori inglesi sono stati accolti da un gruppo di ballerini improvvisato dal personale dell’albergo. Invece di rifugiarsi in camera, si sono messi a danzare con loro.

Potrebbe funzionare. Le varie incarnazioni dell’Inghilterra che hanno fallito si sono sempre dissolte nell’insostenibilità delle aspettative di un Paese che li osservava. Oggi il medesimo corvo poggia sulla spalla della Francia. Ironicamente, proprio adesso il governo di Parigi ha deciso di proibire l’uso degli aerei su brevi trasferimenti coperti dalla rete ferroviaria. A settembre il Paris Saint-Germain era stato criticato per aver noleggiato un jet con lo scopo di arrivare a Nantes e Mbappé e compagni avevano commesso l’errore di prendersi gioco delle polemiche. Diventate immediatamente processo politico sommario. È con questo tipo di attenzione spasmodica che la Francia deve fare i conti. Mentre nulla è più pericoloso di un’Inghilterra che non si sente in dovere di dimostrare niente a nessuno.


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