Koundé, la maxi-clausola e la Serie A sfiorata

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Stefano Chioffi
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L'annuncio era arrivato con il solito tweet, ma l’aspetto particolare aveva riguardato il costo dell’affare: mai il Barcellona, nella sua lunga e prestigiosa tradizione di colpi sul mercato (da Neymar a Suarez, da Ronaldo a Ibrahimovic, da Ronaldinho a Griezmann), aveva speso cinquanta milioni più dieci di bonus per un difensore centrale. L’acquisto di Jules Koundé, però, ha rischiato di saltare. Gli organi di controllo della Liga non avevano approvato l’operazione. Mancavano le garanzie economiche. Documentazione bloccata fino alla sera del 27 agosto a causa dei problemi di bilancio del club blaugrana, che ha quasi un miliardo di esposizione con le banche. Nelle prime due giornate di campionato, contro il Rayo Vallecano e la Real Sociedad, Xavi non aveva potuto convocare Koundé. Il presidente Joan Laporta è riuscito a creare i parametri giusti per tesserare il francese, Lewandowski e Raphinha cedendo il 25% dei diritti tv a Sixth Street, fondo d’investimento americano che controlla in Nba una quota dei San Antonio Spurs.

Ostacoli e intoppi. Koundé ha temuto di ritornare come un pacco postale a Siviglia, dove nel 2020 aveva vinto l’Europa League con Julen Lopetegui. Nel Barcellona ha giocato solo sette partite di campionato e tre in Champions: è stato fermato da un infortunio al tendine d’achille e da uno stiramento. Ha un contratto fino al 2027, guadagna sei milioni e mezzo. E Laporta lo ha blindato con una clausola da un miliardo.

Al Camp Nou devono ancora scoprirlo, mentre per Didier Deschamps è una garanzia: terzino destro, oppure centrale, è uno dei tredici giocatori dei Bleus con origini africane. Papà del Benin e mamma francese. Cinque presenze al Mondiale, quattro da titolare, stasera può alzare la coppa. Svelto, agile, un metro e 80. Tackle, anticipo, colpo di testa. Ha ventiquattro anni, ha fatto parte del ricambio generazionale voluto da Deschamps dopo il trionfo del 2018 in Russia. E' nato a Parigi, ma ha trascorso l’infanzia a Landiras, vicino a La Brede, dove i turisti vanno a visitare il castello del barone di Montesquieu. Terre di vigneti e distillerie di cognac.

Ha cominciato a giocare nel Fraternal Landiras, scoperto dal segretario generale Bernard Ricaud. Poi è passato al Ceron e al Football Club La Brede del presidente Tony Gomez. Nel 2013 ha firmato con il Bordeaux, dove è stato allenato da Jocelyn Gourvennec, Gustavo Poyet, Eric Bedouet e Paulo Sousa. In passato era stato seguito dall’Inter, dal Milan e dalla Juve. Koundé è il nipote di Charles Tokplé, ex punta del Togo. Varane e Sergio Ramos i suoi modelli. Applausi nell’Under 19 di Jean-Luc Dogon, nell’Under 20 di Philippe Montanier e nell’Under 21 di Sylvain Ripoll. Deschamps è la sua guida: consigli e qualche rimprovero, come durante la partita con la Polonia, quando Koundé ha giocato la prima mezz’ora con una collanina. Si era dimenticato di toglierla: “Mancavano solo gli occhiali da sole”, ha detto con ironia il ct in conferenza.


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