Serie A, Nicchi: Moviola in campo è la morte del calcio

Il presidente dell'Aia: « Il compito nostro è di far rispettare le regole ma, sull'introduzione dei sistemi elettronici in campo, mi sorgono non pochi quesiti. La bomboletta per la distanza delle barriere? È inutile perché la ritengo una sciocchezza: fa parte della spettacolarizzazione»
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ROMA - "Sulla moviola, io ho un'idea molto chiara: se domani dovesse arrivare la moviola in campo, allora potremmo cominciare a dire che questo sport è finito. Il compito nostro è di far rispettare le regole ma, sull'introduzione dei sistemi elettronici in campo, mi sorgono non pochi quesiti". Lo ha detto Marcello Nicchi, presidente dell'Associazione italiana arbitri, intervenendo a Radio anch'io lo sport, su RadioRai. "Se vogliamo cambiare il calcio - ha aggiunto - diamogli un altro nome". "Se si interrompe il gioco, in che modo si recupera? E poi, in ogni caso, le immagini tv non sempre sciolgono i dubbi, o chiariscono gli equivoci. La decisione finale sull'episodio a chi compete? All'arbitro? Oppure a chi manovra il congegno?". Le prime domande di Marcello Nicchi, a proposito della possibilità di introdurre la moviola sui campi di calcio. "In quali casi interverrà la moviola? Quando si fermerà il gioco? Quando l'arbitro lo ritiene necessario, o quando il pallone va fuori? E chi è il proprietario dell'emittente che riprenderà la partita? E se, su un contropiere, arriva il gol? Aniamo tutto e torniamo indietro?", aggiunge. "Il calcio - sottolinea - non è di proprietà di nessuno e, se lo vogliamo cambiare, cambiamogli nome, dicendo ai tifosi che andranno a vedere una partita elettronica, che si può tranquillamente seguire anche da casa". "La bomboletta che verrà utilizzata dagli arbitri in Brasile per stabilire la distanza della barriera? È inutile - sostiene il presidente dell'Aia - la ritengo una sciocchezza: fa parte della spettacolarizzazione... Facciano loro".

NICCHI SUGLI STRANIERI -"Oggi il calcio non mi diverte e non mi appassiona più: ci sono troppi stranieri in campo, di cui non conosciamo la cultura, né la storia; ci sono giocatori di cui non si è mai sentito parlare e ce li ritroviamo in Serie A. Dobbiamo trasmettere loro la cultura e il rispetto delle regole che magari nei rispettivi Paesi d'origine vengono applicate in modo leggero". Lo ha detto Marcello Nicchi, presidente dell'Assoarbitri, intervenendo a Radio anch'io lo sport, su RadioRai. "Servirebbe più attenzione per i nostri giovani, i nostri vivai, e se poi nel mondo ci sono decine di campioni che vengono a giocare da noi saranno ben accolti", ha aggiunto Nicchi che, sulla possibilità di "aprire" i microfoni delle emittenti agli arbitri, precisa: "Quando cambierà la cultura e il modo di analizzare il calcio faremo parlare gli arbitri. La nostra categoria ultimamente ha fatto passi da gigante, la considero la più forte nella storia del nostro calcio. Ma li avere visti i nostri arbitri? Sono atletici, belli, spigliati". Il designatore Stefano Braschi è vicino alla fine del mandato in seno all'Aia, "ma di lui ci avvarremo in futuro, a prescindere dalle prossime scadenze", taglia corto Nicchi. "Non ho mai sentito un Braschi così appassionato e motivato nella scelta degli arbitri - ha poi aggiunto -. Sul designatore abbiamo le idee molto chiare e non vedo all'orizzonte molte difficoltà".


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