Milano, il calcio non tiene il passo

Milano, il calcio non tiene il passo© Inter via Getty Images
Roberto Perrone
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Milano vicina all’Europa? Per adesso più vicina alla zona retrocessione: Inter 1, Milan 0, ma, consolazione rossonera, con una partita in meno e con una sconfitta a Napoli. Dai versi di Lucio Dalla, “Milan e Benfica, Milano che fatica” sono passati decenni. Più che ad Eusebio, il riferimento era a quelle sfide là, adesso ci si raffronta con Meité, bravo ma non certo la Pantera portoghese. È rimasta la fatica. Milano lontana dall’Europa e pure dal ricordo dell’ultimo successo di Inter e Milan, lo scudetto, ma non solo, sbiadisce nella memoria. L’ultima vittoria conosciuta è il titolo del Milan nel 2011, firmato Max Allegri. Dopo solo delusioni, sberle, cambi di panca e di scrivania, cinesi che vanno e vengono, fondi e fondo (toccato il). E un charleston di allenatori, di qui e di là, che neanche a Chicago negli anni ruggenti del proibizionismo. Insomma più che il dato statistico, anche in passato c’erano stati lunghi periodi di astinenza, preoccupa il modo in cui l’astinenza viene interpretata. Progetti naufragati in un amen, incertezze societarie, allenatori bruciati, raccolte estive delle figurine che non reggono all’uscita dall’album.

Non è solo questione del fuoriclasse, del Ronaldo di turno, che gli altri ce l’hanno e Milano no (però hanno qualcuno anche loro, eccome). È l’idea di una decadenza inarrestabile che Inter e Milan sembrano non riuscire a fermare. Strano che il declino della Milano calcistica stia coincidendo con la crescita della nuova Milano nata a cavallo dell’Expo. Milano che banche, che cambi, Milano che ride e si diverte è sempre più una città europea. Verso il cielo salgono grattacieli, sotto terra avanzano linee della metropolitana. Milano conquista spazi con la sua efficienza, con i suoi servizi, con i suoi ristoranti e i suoi cuochi, ore le vere star che raccolgono allori internazionali.

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Inter e Milan cercano una strada per contare oltre berlusconismo e morattismo. Ma finora non ci sono riuscite. Quello che sembra avere conquistato la città nell’ultimo decennio, cioè la personalità per imporre la sua eccellenza, sembra proprio mancare invece alle due società di calcio. Inter e Milan, in questi anni, hanno costruito buone squadre e investito nel rinnovamento, con allenatori esperti, con giocatori importanti. Eppure hanno sempre arrancato dietro Juventus, Napoli e Roma. La lontananza dal successo aumenta la delusione. A Milano tutto si amplifica, tutto si moltiplica. Dai ristoranti alle foto hot di Wanda Nara, dalle nuove piazze al malcontento dei tifosi, fino alla paura di ritrovarsi al solito piccolo cabotaggio. Il calcio impari dagli affari. Farsi determinare dalla fretta, far tremare le panchine, ricominciare con il gioco al massacro non porta in nessun luogo. Gli investimenti migliori, nel calcio, sono quelli che non vengono messi in discussione al primo rovescio. Milano non è stata costruita in un giorno. O era Roma


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