Gli ultras dell'Atalanta: «Sì ai cori sfottò»

La presa di posizione dei gruppi organizzati bergamaschi arriva a pochi giorni dal consiglio federale in cui il nuovo presidente Gravina ha annunciato la tolleranza zero: lunedì la sfida al Napoli
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MILANO - Un messaggio chiaro fin dal titolo: «Noi non siamo napoletani». Gli ultras dell'Atalanta rivendicano il diritto di ''sfottò'' tra tifoserie, escludendo però al tempo stesso ogni volontà discriminatoria, schifando «cori beceri» e «gli ululati razzisti». Il comunicato, diffuso dalla pagina facebook 'Sostieni la Curva' e firmato dalla 'Nord' di Bergamo, arriva a poche ore dalla forte presa di posizione del neo-presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ha invitato le componenti arbitrali a sospendere le partite in caso di ripetuti cori di discriminazione, razziale o territoriale. Per un curioso scherzo del destino l'Atalanta nel posticipo affronterà il Napoli di Carlo Ancelotti, tra i primi ad invocare questo tipo di intervento per gli insulti dei tifosi. Anzi, Ancelotti era andato anche oltre, minacciando di ritirare la squadra in caso di nuovi insulti, su qualsiasi campo fosse capitato.

La misura della Figc, che prevede l'applicazione alla lettera di un regolamento votato nel 2013 a seguito degli ululati all'allora milanista Boateng in un'amichevole contro la Pro Patria, non piace affatto agli ultras bergamaschi: lo considerano addirittura uno «strumento di repressione. Bergamo - si legge nel loro comunicato - sarà il banco di prova per l'ennesimo strumento di repressione. Noi non prendiamo in considerazione la possibilità di essere privati degli sfottò fra tifoserie. Qualcuno dice che non dobbiamo cadere nella trappola, noi continueremo a essere quello che siamo sempre stati. Gli sfottò tra tifoserie sono una delle componenti più basilari ed elementari del calcio». I tifosi dell'Atalanta, ricordando di essere a loro volta spesso colpiti dallo sfottò avversario, negano la volontà di discriminare: «Bergamo ha sempre schifato i cori beceri e gli ululati razzisti, ha dimostrato di essere una piazza matura e credibile. È una questione di campanilismo, non di razzismo: ben vengano 'Bergamasco contadino' e 'Odio Bergamo' cantati negli stadi. Tutto questo vissuto sulla nostra pelle non ci ferisce, tutto questo non lo reputiamo razzismo ma anzi ci lega semplicemente di più alla nostra terra, ci rende ancor più fieri delle nostre origini». Negli stadi intanto va sempre peggio: solo nell'ultimo turno il giudice sportivo ha dovuto comminare ammende a Juventus, Udinese e Roma. E oggi il tecnico Juve, Allegri, ha lanciato un appello per una campagna via social: «Nel calcio esistono avversari, non nemici: basta insulti». Ma a giudicare dalle 'promesse' degli ultrà Atalanta, il caso non è chiuso.


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