Chi ha paura della moviola?

Chi ha paura della moviola?
Alberto Dalla Palma
5 min

Ancora qualche ora e poi sapremo se la Juve potrà festeggiare l’ottavo scudetto consecutivo sul divano oppure dovrà aspettare la merenda di sabato pomeriggio, subito dopo la partita contro la Spal. La ventisettesima vittoria (su trentuno partite), conquistata in rimonta contro il Milan, ha messo Allegri nelle condizioni migliori alla vigilia della sfida di Champions contro l’Ajax: se il Napoli perdesse in casa contro il Genoa (ipotesi non proprio semplice considerando le condizioni della squadra di Prandelli), la Juve sarebbe già Campione d’Italia stasera ma anche se dovesse rinviare di qualche giorno l’appuntamento con la storia, il campionato non le aggiungerebbe ormai alcun momento di stress. Si tratta solo di aspettare per celebrare il primo scudetto di Ronaldo, senza il quale comunque Allegri aveva già stradominato gli avversari negli anni precedenti. CR7 è stato preso per vincere la Coppa non certo la serie A, per questo oggi vogliamo sostenere che questo sarà anche il titolo di Kean, la vera, grande, straordinaria novità della stagione (insieme con Piatek: ieri sera il confronto diretto è finito 1-1). Moise non è solo il quarto attaccante della Juve ma anche il centravanti titolare della Nazionale e quindi rappresenta il futuro del nostro calcio grazie alla lungimiranza di Roberto Mancini, un ct che in queste settimane è pronto a scendere in serie B per scoprire un paio di campioncini su cui ha già messo gli occhi.

I numeri di Kean, 19 anni, fanno spavento: 10 gol in serie A, 7 gol nelle ultime sette partite compresi i due realizzati in maglia azzurra e, infine, un gol all’ora di media. Siamo di fronte a un campione vero, a un talento su cui costruiremo gli Europei e i Mondiali: segna in Italia e in Europa, segna di testa e di piede, segna se gioca dall’inizio e anche se entra dalla panchina. Come ha fatto contro il Milan, ieri sera, completando la rimonta e consentendo alla Juve di restare a più diciotto prima di Napoli-Genoa. Un gol devastante, invece, per i rossoneri, che hanno fatto solo un punto nelle ultime quattro partite, tra l’altro in casa contro l’Udinese e quindi equivalente a una sconfitta dal punto di vista ambientale.

Gattuso sta affrontando una vera e propria crisi nella corsa verso il posto in Champions ma stavolta sulla sua sconfitta pesa anche un clamoroso, imperdonabile e inspiegabile errore di Fabbri, appena promosso internazionale dai nostri vertici arbitrali. Il fallo di mano di Alex Sandro, sullo 0-0, è stato così evidente che non si capisce come possa non averlo visto prima sul campo ma soprattutto dopo, davanti alla tv, dove è stato immediatamente spedito dal collega Calvarese al Var. Non c’è cosa più facile, anche per un arbitro condizionato dalla sudditanza psicologica dello Stadium, che dare un rigore contro la Juve quando ha 18 punti di vantaggio: come è possibile che Fabbri non lo abbia fischiato? La nostra non è una polemica circoscritta alla partita ma una denuncia complessiva che riguarda la diversa interpretazione degli arbitri davanti ai falli di mano: al Var sono stati concessi rigori molto meno evidenti di quello provocato da Alex Sandro, addirittura con giocatori voltati di schiena, impegnati in elevazione o con... il polpastrello fuori posto, quindi o Nicchi e Rizzoli si sono spiegati male con i loro discepoli oppure molti non sono all’altezza. Domani presidente e designatore, nella riunione collettiva di Milano tra tutte le componenti del calcio, hanno una grande occasione: rispieghino le regole ai direttori di gara e, per una volta, vadano in sala stampa, prendano coraggio e ammettano pubblicamente che questo Fabbri ha fatto una sciocchezza.


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