Il richiamo di Ceferin

13. Aleksander Ceferin© AFPS
Ivan Zazzaroni
3 min

I belgi hanno provato a uscire per qualche ora da casa Uefa e sono stati beccati dal poliziotto sloveno Aleksander Ceferin che non li ha multati, ma ammoniti - questo sì - severamente: «Chi dichiara ora la fine dei campionati può subire sanzioni». Il presidente del calcio europeo, che ha più volte ribadito la volontà di far completare la stagione dei vari tornei anche a porte chiuse («il calcio non è la stessa cosa senza tifosi, ma è sicuramente meglio giocare senza di loro e riaverlo in tv, piuttosto che niente»), ha esteso la minaccia alla federazione, ipotizzando l’esclusione della nazionale di Lukaku e Mertens, Hazard e De Bruyne dal prossimo Europeo.
Dopo aver annunciato la chiusura in 45 giorni, da fine maggio a metà luglio, l’Uefa e l’Eca di Agnelli stanno faticosamente cercando di compiere un miracolo mai riuscito in passato: quello di dare un senso compiuto all’Europa unita del calcio, unita soprattutto nel rispetto di regole, tempi e indicazioni. Regole, tempi e indicazioni che potrebbero anche risultare fortemente penalizzanti per qualcuno, ma che hanno valore soltanto se l’obiettivo finale è l’uscita dalla crisi e la continuità dell’intero sistema.
Il sistema, già. In un mondo ideale, che non è quello del calcio italiano, le società (di serie A), oltre a dividersi e litigare sui prossimi passi da compiere, svilupperebbero rapidamente un piano B (o C o D o Z, a voi la scelta). Nei giorni scorsi, ad esempio, è stato dato ampio spazio all’ipotesi nient’affatto folle di far disputare le partite delle dodici giornate che mancano a porte chiuse in campo neutro, ovvero negli stadi delle regioni meno colpite: l’idea, partorita dall’Nba (tutti a Las Vegas) e considerata dalla federcalcio tedesca, è stata di recente proposta anche da Gravina. I costi di un’operazione del genere sarebbero elevati ma decisamente inferiori alle centinaia di milioni delle pay che i club rischiano di non ricevere nel caso in cui il campionato si concludesse domani.
Una cosa ci sta confermando il virus, nemico invisibile, sconosciuto e che non fa distinzioni, ed è la nostra irrimediabile resistenza, anche nelle emergenze più drammatiche, alla corale assunzione di responsabilità e all’individuazione di soluzioni condivise. Per questo ho apprezzato il richiamo di Ceferin.


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