Ripartenza serie A: disuniti alla meta

Ripartenza serie A: disuniti alla meta
Ivan Zazzaroni
5 min

Gravina: «Ripresa immediata o danno irreparabile. Già perso mezzo miliardo». Da qui parto: in poco più di due mesi e mezzo il calcio italiano ha dato di sé una spaventosa immagine di disunità. La stessa del Paese. E oggi, nell’ottantesimo giorno dall’inizio del lockdown, Vincenzo Spadafora dovrebbe finalmente comunicare la data della ripartenza del campionato. Uso il condizionale perché il ministro, sensibile agli inzigatori e ignorando spesso forma e sostanza, si è dimostrato un formidabile dispensatore di sorprese e trappole: non escludo che possa pretendere l’impiego di dodici giocatori per squadra o la riduzione delle misure del terreno di gioco. Ho parlato di disunità, avrei potuto scrivere discordia: procedo.
Disunita si è mostrata la lega calcio che rappresenta società disposte a ripartire e altre ancora contrarie, nonostante in almeno due occasioni ufficiali tutte e venti si siano dichiarate favorevoli al riavvio. In tempi diversi hanno manifestato la loro avversione il Brescia, la Sampdoria, l’Inter, il Torino, l’Udinese. Fiorentina e Cagliari hanno seguito la linea Dal Pino (il suo ingresso l’unica buona notizia dell’anno) un giorno sì e l’altro nì. La Juve si è pronunciata in sede Eca. Nel preciso momento in cui Gravina ha fatto la voce grossa e ha giustamente ricevuto dal governo la titolarità dei format, diciannove presidenti su venti si sono arresi. O quasi.
Disuniti anche i calciatori. All’inizio Tommasi era dubbioso, mentre Calcagno, il suo vice, parlava di ampia disponibilità degli atleti. Poi i due sono saliti sull’altalena dei buoni e dei cattivi propositi inventandosene una al giorno. Di recente hanno contestato il trattamento ricevuto da alcuni presidenti sulla questione del taglio degli stipendi (opposizione più che legittima), denunciato il rischio infortuni, discusso gli orari d’inizio («mai alle 17», quando ai Mondiali si gioca anche alle 14) e del sesso delle cappesante. Il consigliere Gastaldello ha svolto il ruolo della scheggia impazzita. I giocatori di B e C, quello dei trascurati. Non è possibile rifondare un’associazione come l’Aic: è consigliabile.
Meno disuniti degli altri sono sembrati gli allenatori, a parte qualche video-svolazzo del loro istrionico presidente Ulivieri. Antonio Conte, non pervenuto.
Disuniti i medici sportivi, fors’anche perché poco coinvolti, almeno inizialmente, dalla federcalcio. L’arrivo di Gianni Nanni, un puro, uno perbene, ha aggiustato parzialmente le cose. E disuniti i virologi, gli epidemiologi, gli immunologi che ci hanno fatto vivere nella più totale confusione spiegando tutto e il contrario di tutto su tempistiche, vaccini, curve, origini, rimedi, pozioni: la prossima volta che qualcuno riprenderà un giornalista per un pronostico sbagliato mi farò una bella risata.
Disuniti i venti del Comitato Tecnico Scientifico: tre membri su venti hanno fatto l’impossibile per fermare il calcio e martedì sera si sono addirittura industriati per trasmettere un comunicato stampa demolendo una voce diffusa da un sito. Cts, comitato tecnico surreale.
Disuniti i giornalisti sportivi - secondo tradizione, ormai - per i quali hanno prevalso gli interessi editoriali o del capo supremo, ma anche un menefreghismo complice. La categoria non è alla frutta, è già all’amaro. Non isolabili le iene con i minuscola.
Disunite le televisioni - meglio: spiazzate - in particolare dopo che il ministro ha insistito sulle dirette in chiaro. Se avesse proposto il bianco e nero forse avrebbe ottenuto risposte migliori.
Disuniti i tifosi. Alcuni gruppi organizzati si sono opposti al calcio a porte chiuse (indovinate perché?) pur sapendo che il virus non offre alternative.
Disunita, ma solo in parte, la federcalcio: non immaginavo che Gabriele Gravina fosse in grado di mostrare il petto, e così a lungo poi, a tanti nemici, presunti amici e colleghi. Ha lottato alla giornata ma, almeno, con un obiettivo preciso: non trasformarsi nel becchino del calcio. Negli ultimi giorni, per mostrare la compattezza del sistema al governo, ha indotto i Dilettanti a dargliela su (solidale e responsabile Sibilia) e la Lega Pro, che si era già chiusa da sola, a tentare di ripartire.
Disunita la politica: ci mancherebbe. Anche all’interno dei 5stelle le posizioni di Spadafora sono state puntualmente contestate.
Noi del Corriere dello sport-Stadio siamo sempre stati uniti, specialmente nei momenti di maggiore difficoltà: abbiamo dato voce a tutte le opinioni, anche a quelle contrarie alla nostra linea, ma siamo andati avanti perché convinti di essere nel giusto e perché la Percezione ci ha incoraggiati. Abbiamo “capito” di essere la voce della maggioranza ancor prima di veder scendere in campo la Bundesliga con quel botto di ascolti. Forse non tutti lo sanno, anche fra gli addetti ai lavori, ma la Percezione, insieme alla Curiosità, è un pilastro del nostro mestiere. Sennò faremmo i registratori. Sia chiaro, dopo la decisione del governo non potranno esserci né vincitori, né vinti. Certe figure di merda non si rimediano con l’accettazione o meno di una data.


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