Serie A e la quarantena: il vincolo irragionevole

Serie A e la quarantena: il vincolo irragionevole© LAPRESSE
Alessandro Barbano
5 min

Si parte, appesi a un filo e a un algoritmo. Perché, come racconta Andrea Ramazzotti, il comitato tecnico scientifico  non modifica la tempistica della quarantena. E il governo non assume la responsabilità di contravvenire a una prescrizione scientifica così stringente. Lo ha ribadito ieri il ministro della Salute Roberto Speranza al presidente della Figc Gabriele Gravina. Quattordici giorni erano e quattordici giorni restano. Anche se l’incubazione media è molto più breve, anche se con tamponi ripetuti è possibile testare e circoscrivere un eventuale contagio. Anche se in Germania e in Inghilterra le regole sono più elastiche. Anche se molti altri scienziati pensano e dicono che questa rigidità sia un capriccio o una follia.

La quarantena è l’ultima trincea di un assedio burocratico-sanitario alla democrazia italiana. Costretti ad arretrare di fronte al tardivo ma provvidenziale coraggio del governo, i virologi hanno disseminato di trappole la ripartenza del Paese. Trappole che per il calcio potrebbero rivelarsi mortali. Vuol dire che un solo positivo può fermare tutto il giocattolo. Perché il comitato scientifico ha prescritto che l’isolamento si estende ai contatti stretti del contagiato. E, approvando il protocollo della Figc, ha ribadito che per contatti stretti deve intendersi l’intero gruppo squadra, in modo da circoscrivere la discrezionalità delle Autorità sanitarie competenti.

Tutte le cose che possono andare storte

In quattordici giorni una squadra disputa quattro partite. Se la quarantena dovesse applicarsi anche alla squadra avversaria incontrata per ultima, le partite da recuperare sarebbero otto. Troppe per un campionato che deve concludersi entro il due agosto e che, al più, potrebbe prolungarsi fino a Ferragosto. Nell’euforia della ripresa rischiamo di ignorare quanto fragile sia la vittoria che il calcio ha ottenuto contro i tanti signori del lockdown.

Lo ha capito il presidente della Figc, che ha adottato un algoritmo per regolare, secondo merito e in maniera equa, i conti nel caso di una nuova interruzione, e che ha incentivato i controlli sul rispetto del protocollo da parte dei club e degli atleti. Solo la rigorosa osservanza delle norme di profilassi e una buona dose di fortuna possono sovvertire la probabilità che in due mesi risulti positivo anche uno solo tra i millecinquecento calciatori, allenatori, dirigenti, arbitri, match analist, medici, massaggiatori e magazzinieri al servizio della serie A.

Sennonché, nel Paese dove le regole sono troppe e troppo stringenti, ci si attiva spesso per violarle. Il calcio è da sempre quella terra di mezzo dove un protocollo istituzionale maschera ambiguità di ogni tipo. In troppi, tra dirigenti, atleti e allenatori pensano, in beata inconsapevolezza, di essere sciolti dai vincoli legali e etici che regolano il patto civile.

La scelta di Gasperini

La temeraria performance di Gian Piero Gasperini, raccontata in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ne è un eloquente esempio: il 10 marzo scorso affronta la trasferta di Valencia in condizioni fisiche precarie - “mi sentivo come se avessi la febbre a 40” -, e al rientro a Bergamo rinuncia a sottoporsi al tampone, nonostante sembra perfettamente consapevole, da quanto racconta, di aver contratto il virus.

Sarebbe molto spiacevole che fossero adattamenti di questo tipo a consentire al calcio di farsi strada zigzagando tra i divieti. Il cui rigido perdurare, oltre le ragioni del pericolo, è ciò che può frustrare l’ambizione del Paese di riprendersi la sua normalità. Ci pensi, il governo. Non basta riaprire per ripartire. Occorre infondere fiducia e sicurezza, facendo corrispondere a ogni misura sanitaria un’adeguatezza. La quarantena di due settimane è un vincolo irragionevole rispetto all’attuale tenuità dell’allarme epidemiologico. Anche se illude qualche sacerdote dell’emergenza di poter continuare a celebrare messa.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Serie A, i migliori video