Covid, non vogliono retrocedere e chiedono di annullare il campionato!

Covid, non vogliono retrocedere e chiedono di annullare il campionato!
Ivan Zazzaroni
4 min

Giovedì circolava una brutta voce tanto in figc quanto in lega: due squadre di serie A starebbero coprendo delle positività in attesa di denunciarle al momento giusto e fermare il baraccone. Pochi l’hanno considerata attendibile, tuttavia nel Paese dei sospetti, dei lucignolo e dei dietrologi ogni refolo di vento trova sempre qualcuno disposto a gridare all’uragano. Ieri alla voce si è però aggiunta la vergognosa presa di posizione della lega che ha votato 16 a 4 (contrario il Milan, astenute Roma, Lazio e Napoli) il no alle retrocessioni nel caso in cui il campionato dovesse fermarsi per positività.

Chi fin dal primo giorno si era mostrato, mai apertamente, contrario alla ripartenza è uscito finalmente allo scoperto, inducendo la maggioranza a rimediare una figura barbina («in B solo con la certezza matematica»); figura che risulterà addirittura ridicola lunedì, quando il consiglio federale metterà in netta minoranza la stessa lega rilanciando i playoff e i playout in caso di stop improvviso.

L’avevo scritto e lo confermo: nun ce vonno sta. Adesso tutti capiranno perché sempre giovedì, durante il comitato di presidenza, Gravina se ne era uscito con la risoluzione subito ribattezzata “chi sgarra paga”: prevede l’esclusione dal campionato per chi non si attiene scrupolosamente al protocollo. Neppure la federazione del Burundi - con tutto il rispetto per i burundesi - sarebbe in grado di introdurre una norma anti-furbetti e invece noi, i quattro volte campioni del mondo, ci ritroviamo costretti a ricorrervi per cercare di portare a termine il campionato nel modo più regolare.

Ma è davvero possibile che la quarantena obbligatoria, che Barbano ha giustamente definito «l’ultima trincea di un assedio burocratico-sanitario alla democrazia italiana» - e al calcio, aggiungo io - si trasformi in arma di distruzione del merito sportivo per chi non ha alcuna intenzione di uscire con le ossa rotte dalla stagione 19-20? Penso a come si stanno comportando i tedeschi, agli inglesi che avanzano a testa bassa nonostante qualche positività; penso agli spagnoli che non vedono l’ora di chiudere la Liga sul campo e ai francesi che continuano a tirarsi dei ceffoni per aver ceduto alle esigenze politico-economiche di Macron e Bollorè.

E poi penso a noi italiani, che dopo tre mesi di lotta per restituire dignità e futuro al campionato, navighiamo ancora tra timori d’ogni genere, minacce, trappoloni, sospetti, dispetti. La nostra storia è fatta di tanta gloria, di giornate di orgoglio, ma anche di momenti nerissimi, di scandali e vergogne planetarie. Il passato non ci insegna mai nulla.

Per fortuna siamo sostenuti anche nei drammi da una teatralità naturale che ci fa piangere da tenori, imprecare da guitti, accusare da comici. Mai disperati. Questa vicenda non finirà neppure a giochi in corso e stadi semi-aperti. I commedianti della bottega degli orrori troveranno sempre un argomento che gli dia lo spunto per contestare finché avranno un cortese interlocutore come Gravina, oggi tormentato per l’algoritmo, che se fosse ancora vivo Massimino, sai le battute...

So per certo che il presidente federale, sollecitato da Spadafora a esibire piani di emergenza in caso di fallimento del piano A per esplosione di positività, ha gentilmente risposto: «Piano B playoff e playout, piano C algoritmo o media ponderata». Interrotto da un «bene bene», Gravina s’è tenuto per sé il piano D: «Piano D un sacrosanto vaffanculo».


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