Castellacci: "Protocolli ancora troppo rigidi. Quarantena va portata a 7 giorni"

L'ex medico della Nazionale italiana: "È un metodo adottato anche dalla Bundesliga, quindi si può realizzare. L'assenza del L.A.M.I.C.A. ai tavoli decisionali pesa, non si sente il parere dei medici delle squadre di calcio"
Castellacci: "Protocolli ancora troppo rigidi. Quarantena va portata a 7 giorni"© LaPresse
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ROMA - Enrico Castellacci, per anni medico della Nazionale e oggi presidente L.A.M.I.C.A., intervistato da Radio Punto Nuovo ha detto la sua sulla ripresa dei campionati di calcio e sulle misure restrittive adottate contro il coronavirus: “I protocolli attuali riguardo la quarantena sono rigidi. Se la decisione di far ricominciare il campionato è stata strettamente politica, in coloro che hanno deciso c'è stata un'evoluzione mentale: il calcio è un'industria importante dell'Italia ed era obbligato a ricominciare. Ma se riparte è giusto vederlo finire". Castellacci non approva le conclusioni alternative prospettate dalla Figc in caso di nuovo stop: "Non sarebbe simpatico. Il concetto della quarantena di 14 giorni porterebbe a bloccare il campionato. Ora che si avvicina l'inizio della A, c'è l'incubo che su una marea di persone, 300 a partita, può venire fuori un contagiato".

"Quarantena di 7 giorni? Si può realizzare"

Ecco allora la proposta di Castellacci: "Dico di valutare, con tutti i dati alla mano, di portare la quarantena a 7 giorni così da permettere la conclusione del campionato. È un metodo adottato anche dalla Bundesliga, quindi si può realizzare. Il nostro augurio è che tamponi, test sierologici e test salivari possano essere utilizzati per assicurare più sicurezza". Non è una proposta uscita dal nulla: "Noi come L.A.M.I.C.A. lo chiediamo da parecchio tempo, quindi - data la dinamicità in essere - si potrebbe valutare la proposta. La nostra associazione non fa parte né del CTS né del comitato della Federcalcio, per cui non possiamo dare suggerimenti direttamente. L.A.M.I.C.A. è un'associazione che riflette tutti i medici del calcio, dalla Serie A in poi, non una qualunque. La nostra assenza ai tavoli ha pesato, perché non si è sentito mai il parere di chi è messo al centro dell'attenzione pubblica".


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