Inter e Juve sgonfiate. Lazio in tilt

Inter e Juve sgonfiate. Lazio in tilt© LAPRESSE
Alberto Dalla Palma
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Dopo un mese il campionato ha il suo primo padrone: si chiama Zlatan Ibrahimovic, ha 39 anni e sta risollevando il Milan dopo anni di delusioni e spese talmente folli che l’avevano trascinato sull’orlo del fallimento. Lo svedese ha portato qualcosa di diverso e di nuovo nella squadra rossonera, come se con una bacchetta magica avesse trasformato anche i suoi compagni, la loro mentalità e il loro spirito. Con le dovute proporzioni, Ibra ha avuto sul gruppo lo stesso effetto degli olandesi (Van Basten, Gullit e Rijkaard) all’epoca di Sacchi, anche se le due squadre non sono assolutamente paragonabili. E Pioli, da quando è iniziata la stagione, ha vinto sette partite su sette entrando nel tabellone di Europa League e conquistando la vetta del campionato in assoluta solitudine, lasciando la Juve a quattro punti di distanza dopo il sorprendente pareggio bianconero a Crotone. Sono proprio loro, Ibra e Pioli, il segreto del nuovo Milan, che sta entrando di diritto, come il Napoli, nel gruppo di squadre che lotteranno per lo scudetto. Il tecnico ha portato tutto il suo buon senso sulla panchina rossonera, lo svedese ha imposto la sua personalità e esaltato il suo talento, che non conosce età. Con una doppietta ha oscurato per una sera le ambizioni dell’Inter e, soprattutto, di Conte che continua a nascondersi per respingere il ruolo di autentico anti Juve.

In realtà, con quello che ha comprato sul mercato, il tecnico pugliese questo ruolo dovrà accettarlo il prima possibile, convincendo anche i giocatori che nessuno è più forte di loro. Basta guardare la formazione del derby e sottolineare anche le assenze di Skriniar, Bastoni, Sensi, Gagliardini, Nainggolan e Young. Chi ha una rosa più competitiva e completa di Antonio Conte nonostante la scelta di puntare su Kolarov piuttosto che su Godin (già 8 gol subìti)? Nessuno, forse nemmeno Pirlo, se è vero che a Crotone ha dovuto chiedere aiuto a due giovani come Frabotta e Portanova. Dal punto di vista dell’organico, occhio al Napoli, che con Bakayoko ha davvero completato una squadra fisica e spettacolare: Politano, Insigne (assente con l’Atalanta), Mertens, Lozano, Osimhen e Petagna sono attaccanti così forti e così diversi che Gattuso può davvero sognare in grande. Straordinaria la vittoria azzurra contro l’Atalanta, maturata nel primo tempo: Gattuso ha spento la macchina perfetta di Gasperini e a lungo l’ha anche umiliata con un gioco che non si vedeva al San Paolo dall’epoca del vero Sarri.

Quello di Chiesa nella Juve non è stato un debutto da ricordare, nonostante l’assist vincente a Morata: il cartellino rosso per un’entrata violenta su Cigarini ha compromesso la partita preparata da Pirlo con molte riserve ma, soprattutto, senza Ronaldo. Ad un certo punto, a Crotone, non sembrava neanche la Juve, che pure era riuscita a piazzare il colpo vincente, sempre con lo spagnolo. Gol annullato per un mignolo in fuorigioco: con il Var ora può succedere anche ai bianconeri, che sembrano in grande difficoltà.

La Lazio, invece, sembra rimasta quella di luglio nonostante abbia investito sul mercato quasi 30 milioni. Il problema è che li ha spesi per il reparto più forte della squadra aggiungendo Muriqi e Pereira a Immobile, Correa e Caicedo trascurando completamente la difesa, che appena manca uno dei tre titolari va regolarmente in tilt. Era accaduto contro l’Atalanta ed è successo ieri a Genova, dove di reti ne ha prese tre dalla Samp. Pesanti le assenze di Immobile, Lazzari, Radu e Luiz Felipe ma non abbastanza da giustificare un’esibizione così sciatta e senza cuore. L’emergenza avrebbe dovuto consigliare a Inzaghi, forse, un cambio di modulo, invece il tecnico piuttosto che modificare l’assetto ha preferito sacrificare Parolo sulla fascia destra e rilanciare Hoedt dopo oltre sei mesi di assenza affidando come sempre a Patric il ruolo di salvatore della patria. Da eterna riserva, lo spagnolo è diventato un titolare inamovibile, se non per un morso ad un avversario (Donati, a Lecce): significa che qualcosa non va. La Lazio che aveva conteso lo scudetto alla Juve fino a marzo è scomparsa con l’arrivo della pandemia ma ha il tempo per ritornare: il problema è che martedì sera, al rientro in Champions dopo 13 anni, arriverà il Dortmund di Haaland. Sostenere l’urto dei tedeschi non sarà facile anche se spesso con Immobile le partite della Lazio iniziano da 1-0.


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