A Roma no, contro il Benevento è rigore: così gli arbitri vanno in confusione

Decisioni opposte per episodi molto simili: difficile trovare una spiegazione. La dinamica più della geometria, la posizione del braccio e del cross
A Roma no, contro il Benevento è rigore: così gli arbitri vanno in confusione
Edmondo Pinna
4 min

La dinamica più della geometria. Addio all’Uomo Vitruviano, sì al calcio giocato. Sarà questa una (possibile) motivazione del perché due arbitri diversi (Maresca domenica scorsa, Sozza venerdì) hanno preso decisioni diverse (no rigore; sì rigore) su episodi pressoché identici, le cui differenze sono da rimandare ad un numero speciale della Settimana enigmistica (della serie “Aguzza la vista”). Il braccio di Tuia più alto, quello di Ayhan più basso, il cross di Lopez da più lontano, quello di Spinazzola da più vicino, la velocità del pallone diversa. Rizzoli e i vertici CAN hanno sentenziato: rigore netto a Reggio Emilia, non a Roma. La verità, come dimostrano anche i fermo-immagine, e che i due episodi sono pressoché sovrapponibili e che tutte queste valutazioni posso essere fatte, appunto, su carta, non certo in corsa, in una frazione di secondo, a capo di una partita condensata di orrori (Maresca) o all’inizio di un’altra che su quell’episodio avrebbe poi vissuto (Sozza). In sintesi: o è rigore sempre (ed è quello che sosteniamo da domenica scorsa) o non è rigore mai (ma Rizzoli e apprendisti vari questo hanno sostenuto giudicando la prestazione di Maresca). Perché altrimenti si ingenerano confusione, discriminazione ed errori continui. Con la conseguenza che le polemiche divampano alla fi ne di ogni partita, gli animi si agitano e si “moderano” i commenti sotto i profi li social ufficiali (vedi AIA).

Motivazioni

Trovare la risposta al perché ci sia tanta difformità significherebbe svelare il segreto del Santo Graal, anche se spesso la verità è molto più semplice delle iperboli che servono a provare a giustificare gli errori. Sicuramente, il mondo arbitrale italiano è scosso, in questo periodo, da grandi fibrillazioni, legate alle elezioni di febbraio, ma anche da considerazioni che animano pure i discorsi elettorali. La qualità del pacchetto arbitrale di vertice è scesa parecchio negli ultimi anni, perché le tante uscite eccellenti (Rizzoli, ma anche Rocchi, Tagliavento, Mazzoleni, Banti, etc) non sono state compensate da arbitri di valore che si sono imposti. O perché fatti crescere troppo in fretta (Massa) o perché frenati da limiti caratteriali evidenti (Maresca) o perché troppo discontinui (Guida), nessuno è stato capace di imporsi e di arrivare ai livelli di un passato neanche tanto remoto.

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