Covid, il calcio rischia un nuovo stop

Il 9 marzo 2020 la sospensione del calcio. Adesso, insieme alla curva dei contagi, cresce la paura di un altro blocco
Covid, il calcio rischia un nuovo stop
Roberto Perrone
3 min

Com’è triste Sassuolo soltanto un anno dopo. Lì si concluse l’ultimo weekend di calcio prima della serrata. C’erano le porte chiuse e ci sono ancora. Con il rosso andavi a casa, l’arancione indicava una situazione un po’ più grave del giallo. È ancora uguale, calcio e vita si sovrappongono. Ma ora, a pronunciarli, quei colori, non viene in mente un pallone che rotola ma un indice che sale. Il calcio è un secchiello che tenta di riempire una buca nella sabbia. Non ce la fa, ma almeno si/ci tiene impegnati. Stadio di Reggio Emilia lunedì 9 marzo 2020: Sassuolo-Brescia 3-0. Ciccio Caputo, autore di una doppietta, dopo il primo gol mostra un cartello: “Andrà tutto bene. Restate a casa”. Diventerà un mantra, ci credevamo. Adesso non più. Il Paese è in crisi, i contagiati proprio ieri hanno superato i 3 milioni. E nel calcio si litiga, ognuno chiuso nella sua parrocchietta. Il solito. Però, per adesso, si va avanti. Altri non possono dire lo stesso.

CHIUSO. La diffusione del virus trova tutti impreparati. La prima giornata a essere investita è la 25ª, spezzata in due, ma è la successiva, con Juventus-Inter di mezzo a provocare polemiche, insulti e hashtag perentori, tipo #campionatofalsato. Madama vorrebbe il pubblico (5 milioni di incasso), l’Inter che il recupero non ingolfasse la stagione di Conte, tra campionato e coppe (VotAntonio le aveva). Fa tenerezza rileggere quelle parole perché vi troviamo la convinzione che si possa tornare alla regolarità in poche settimane. Il Dpcm (ahi che male) del 4 marzo dispone che “per un mese, fino al 3 aprile, le partite della Serie A si disputeranno a porte chiuse”. E invece quando Manganiello fischia la fine a Sassuolo, comincia il lungo addio del football. Tre mesi e passa senza calcio. Sassuolo-Brescia, però, non è l’ultima partita di una squadra italiana. Il giorno dopo, martedì 10 marzo, l’Atalanta gioca lo storico ritorno degli ottavi di Champions a Valencia, a porte chiuse. L’Uefa, al solito, non ha preso decisioni certe, infatti, mercoledì 11.300 spagnoli vanno a Liverpool a esultare per l’Atletico Madrid che vince 3-2. I 52mila di Anfield Road stretti, stretti, sono una iattura. Un anno dopo le partite inglesi e spagnoli le vengono a giocare a Torino.

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