Juve e Milan in Champions, Pioli e Pirlo da Eurovision

Il nostro pagellone a caldo al termine della stagione del ribaltone: il voto più alto è per Conte il più basso per presidenti e dirigenti, divisi su tutto
Juve e Milan in Champions, Pioli e Pirlo da Eurovision
Ivan Zazzaroni
4 min

Pirlo il suo l’ha fatto. Ha mantenuto la Juve in Champions, infilato due coppe, messo la società nella condizione di guardare con più serenità al domani. Ha salvato così la stagione e portato ossigeno alla cassa. Il colpo di genio l’ha conservato per l’ultimo assalto, a Bologna, escludendo Ronaldo «per scelta tecnica» e dando fiducia a un Dybala da rimpianti (un antipasto di futuro?). E abbiamo visto anche questa. Il voto di Andrea è un 7,5, e non è azzardato parlare di crescita. Un voto in più, 8 e mezzo, lo merita Stefano Pioli, il cui strappo conclusivo ha completato una campagna positivissima. Il suo equilibrio ha consentito al Milan di non perdersi nei momenti di difficoltà. Pioli ha forgiato un gruppo del quale si dice orgoglioso e che nella seconda fase della stagione ha saputo fare spesso a meno di Ibrahimovic. Una maledizione, quella che ha colpito Gattuso (7): ha fallito l’ultimo passaggio rovinando un bellissimo girone di ritorno e in fondo anche la stagione. Contro il Verona la squadra, abituata purtroppo a fallire gli appuntamenti decisivi, ha giocato senza la testa giusta, è sembrata tormentata dai cattivi pensieri, confusa, quasi spaventata. Inguardabili Insigne, Zielinski, Di Lorenzo e Osimhen, gli stessi che avevano costruito i presupposti per la Champions. Estendo il pagellone (a caldo) al resto del gruppo. Partendo dal protagonista principale.  

Antonio Conte, 9

9 dunque a Antonio Conte. Al secondo anno, dopo aver più volte denunciato, nel primo, i limiti di spesa e non solo della società (da Zhang a Marotta, il bravo dirigente di gomma) e dopo essere uscito dall’incontro di Villa Bellini (agosto scorso) con un fegato grosso come un melone, ha riportato lo scudetto all’Inter e interrotto la saga Juventus. La vittoria è sua e dei tifosi (dalla curva ai social, al dirigibile) che per il tanto agognato “titulo” si sono foderati gli occhi di prosciutto, inventandosi un po’ di nemici, i quattro infami che la verità sulla paurosa crisi di Suning non l’hanno mai nascosta. Volevano lo scudetto, i tifosi, e il Feroce Salentino gliel’ha servito su un piatto d’argentone, mostrando un gioco organizzatissimo ed effi cace, fatto di applicazione, impegno, ripetizioni, variazioni sul tema del possesso e contropiede: i gol, l’Inter, li ha sempre fatti, poi a un certo punto ha smesso di prenderne. Lukaku, Barella, Skriniar, Lautaro, Brozovic, Hakimi, Bastoni e Handanovic si sono alternati nel ruolo di protagonisti. Nell’ultimo mese Conte è passato dal rumore dei nemici a quello, assai più preoccupante, del silenzio (suo): evitando conferenze stampa e telecamere sociali, ha aperto a scenari poco simpatici. Dalle stelle allo Stellini.

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