Il prezzo di Conte (e quello di Allegri)

Il prezzo di Conte (e quello di Allegri)
Ivan Zazzaroni
3 min

"È giusto, ed è normale, che Conte abbia preteso - e ottenuto - sette milioni, poco più della metà dello stipendio al quale stava rinunciando, quando si è dimesso? Se scegli autonomamente di mollare un posto di lavoro, non dovresti lasciare sul tavolo, insieme al contratto, anche i soldi? Soprattutto, poi, in un periodo come questo, di enormi difficoltà per tutti i club in generale e per l’Inter in particolare". Sono soltanto alcune delle domande e delle conclusioni che da giorni si incrociano e accavallano, e quando non le formula il lettore, provvede il conduttore di una trasmissione radiofonica o televisiva.

Una risposta significativa arriva indirettamente dai bookmaker. La premessa: la serie A è finita da poche settimane, lo scudetto l’ha vinto l’Inter di Conte, il cui dominio è testimoniato dai 12 punti di vantaggio sul Milan, dai tredici su Atalanta e Juve e dai quattrodici sul Napoli. A tutt’oggi nessuna società ha fatto acquisti o ceduto giocatori. Logica vorrebbe che, analizzando le quote fresche di lancio relative al prossimo campionato, quella dell’Inter fosse inferiore e quindi decisamente più appetibile di quella della Juve. E invece, sorpresa: per gli esperti della Snai la favorita torna a essere la Juventus (2,25), l’Inter è data a 2,75, l’Atalanta a 6,5, il Milan a 10, il Napoli di Spalletti a 12, la Roma di Mourinho a 15 e la Lazio, dopo l’ufficialità di Sarri, scende da 50 a 40.

Possibile che siano state sufficienti la partenza di Conte e la sostituzione di Pirlo con Allegri (cinque scudetti in altrettanti anni, ma anche due stagioni senza panchina) per modificare sensibilmente i contenuti tecnico-tattici e la competitività delle due squadre? In fondo l’Inter non ha annunciato dismissioni importanti: per aggiustare temporaneamente i conti, Zhang ha parlato di una sola uscita tra i titolari, non di due o tre.

L’incidenza di Conte sul successo dell’Inter e sull’interruzione del dominio juventino è stata determinante, indiscutibile. E, secondo l’allenatore, poteva e doveva prevedere - come in effetti ha avuto - un prezzo. Giusto un dettaglio, l’impopolarità che ne è derivata, così come il populismo e la demagogia che hanno riempito alcune osservazioni.

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