Sabatini, il Bologna e le relazioni fastidiose

Sabatini, il Bologna e le relazioni fastidiose© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Questo Bologna non è una squadra costruita a caz..., a pene di segugio. È stato aggiustato come al solito in economia, eppure è più forte, o meno debole, di quello dello scorso anno. Proprio Sabatini, portato all’autocritica, ha battagliato nove mesi con il suo mondo e il portafoglio di Joey per tappare la falla più vistosa della versione 20-21 e consegnare a Mihajlovic il centravanti mancante, un riferimento come Arnautovic capace di restituire i ruoli e i compiti più naturali tanto a Barrow quanto a Soriano, che presto tornerà a segnare. Pertanto non mi ha sorpreso il suo sfogo a caldo dopo le quattro pappine di Empoli, sintesi colorita che gli è costata il posto di sopportato speciale.

Non sono qui a rimpiangere Sabatini, il cui arrivo “favorimmo” con convinzione e fiducia sviluppando la “campagna del Guru”. Raramente però il Sabatini rossoblù si è avvicinato all’originale, a quello che conosco da vent’anni, uno straordinario scopritore di talenti condannato per temperamento e propensione all’autonomia. A Bologna è stato fin troppo trattenuto, rispettoso di relazioni e posizioni, in particolare il primo anno: a volte ha lasciato fare, altre è stato addirittura tenuto all’oscuro, almeno nella fase iniziale, di trattative e progetti. Immagino che la sua uscita, per certi versi traumatica (per “salvare” gli altri dall’irritazione di Saputo ha pagato per tutti) non sia dispiaciuta a Riccardo Bigon, che adesso - senza un cappello sulla testa - è più libero di muoversi.

La strepitosa vittoria sulla Lazio ha un significato triplo: al di là dei punti, undici come la Juve, e dei sorrisi che riporta in città, oltretutto al momento giusto, prima della sosta, migliora il rapporto tra una parte della tifoseria e Mihajlovic che in estate se ne sarebbe andato volentieri per inseguire, giustamente, traguardi più ambiziosi della salvezza, visto che i presupposti non erano entusiasmanti. Fatta la tara ai tanti pregi e a qualche difetto, Sinisa resta il valore più alto non della squadra, ma del club. Potrà anche non piacere a qualcuno, ma se il Bologna in perenne autogestione continua a mantenere la A e a togliersi qualche soddisfazione il merito è suo e, in seconda battuta, di chi non ha mai smesso di seguirlo.

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